PIAZZA COSTITUENTE

Casini guida l'attacco a chi «divide» sul 25 aprile

BIANCHI GIULIA,MILANO

Come ormai costume buipartisan invalso, Pierferdinando Casini si cela dietro la sagoma di Carlo Azeglio Ciampi per contestare Romano Prodi e il suo richiamo a votare no al referendum sulla devolution in ottemperanza allo spirito del 25 aprile e della Costituzione condivisa. «E' molto importante quello che ha detto il presidente della Repubblica perché richiama il valore unificante del 25 aprile: non si può usare questa data per dividere l'Italia e gli italiani», dice il presidente uscente della camera indirettamente riferito alle parole del professore. «Bisogna accettare fino in fondo lo spirito ancora prima che il significato delle parole del presidente della Repubblica - continua Casini - Io, per parte mia, lo faccio».
Dal fronte dell'Unione è Francesco Rutelli che controreplica in maniera altrettanto secca. Ricordando le ripetute e ostinate diserzioni del leader della Casa delle libertà dalle celebrazioni per la Liberazione, il presidente della Margherita invita il premier a non alimentare le polemiche contro Prodi: «Berlusconi il 25 aprile di solito lo trascorre con gli affetti famigliari - polemizza Rutelli - Quindi è meglio che non parli».
E infatti il cavaliere non proferisce parola, come sua abitudine nell'anniversario dlela Liberazione. Parlano eccome, invece, i suoi luogotenenti. A Rutelli ribatte il vice coordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto, dalle lontane origini socialiste. «Rutelli dica di tacere a Prodi - protesta - che ha strumentalizzato il 25 aprile trasformandolo nell'avvio della campagna referendaria». Mentre Sandro Bondi sostiene che il professore farebbe meglio a «riconoscere anche i valori di quella metà di italiani che non lo hanno votato». Evitando quindi di tirare in ballo la questione referendaria che il centrodestra vuole assolutamente tenere distinta dalla festa del 25 aprile.
A questo proposito si infuria il leghista Roberto Calderoli. L'atteggiamento del Carroccio rispetto al 25 aprile è stato sempre poliedrico: da un lato forte rivendicazione della resistenza antifascista, non inferiore però alle contestazioni nei confronti delle sinistre. «Solo degli irresponsabili possono utilizzare la festa del 25 aprile per dare il via alla campagna contro la riforma costituzionale», qccusa quindi l'ex ministro dlele riforme istituzionali. Al quale replica a stretto giro di posta il comunista italiano Marco Rizzo, pronunciando un appello in difesa della Costituzione «che forze come la Lega hanno cercato ripetutamente di picconare».
E' quindi il segretario dei Ds Piero Fassino a concedere al centrodestra il riconoscimento del fatto che, a sessant'anni dalla sua ratifica, sarebbe anche possibile aggiornare la Costituzione, ma - avverte Fassino - «senza negarne i valori fondanti». Più duro, invece, il leader della Cgil Guglielmo Epifani, secondo il quale «la Costituzione a tanti anni di distanza è più moderna che mai». Secondo Epifani «la sua prima parte è la più moderna», il che non toglie che «su altre parti si può e si deve correggere, riformare qualcosa». Prima però viene il referendum sulla devolution. E su quello «si può dire no e al tempo stesso fare una scelta di unità per gli interessi superiori del paese», conclude Epifani.

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