«Sia alla camera che al senato», assicura Pierluigi Castagnetti che si faranno i gruppi unici «dell'Ulivo». Ribadito l'impegno politico, chiosa alquanto più pragmatico il diessino Gavino Angius: «Stiamo discutendo percorsi e procedure, abbiamo visto ipotesi e avanzato proposte. Decideremo nei prossimi giorni». Se sull'opzione politica non ci sono alternative - viste le cattive acque in cui naviga la componente riformista, a cominciare dai braccio di ferro sulle presidenze delle camere - la soluzione tecnica resta infatti tutta da studiare e verificare.
Avanti verso la costruzione dell'Ulivo, dunque: unico orizzonte concesso da un risultato elettorale che non lusinga l'Unione, salva l'Ulivo, ma si guarda bene dal congratularsi con i Ds e la Margherita. Avanti anche con i gruppi unici, come hanno deciso fin da giovedì sera Piero Fassino, Francesco Rutelli e lo stesso Romano Prodi. «Si sono sentiti per il via libera», rivelano infatti ambienti a cavallo tra Quercia e Margherita. E la riunione di ieri tra il professore e gli esponenti delle due forze (Castagnetti e Franceschini per la Margherita, Angius e Chiti per la Quercia) è servita solo al viatico ufficiale.
Assunta la decisione politica, il problema è come metterla in pratica. Soprattutto la senato, dove la costituzione del gruppo unico può inficiare la già traballante maggioranza nelle commissioni parlamentari (di cui ogni senatore deve far parte e in cui ogni gruppo ha diritto di rappresentanza). «Il 28 e il 29 aprile - spiega Castagnetti - si eleggeranno i presidenti di camera e senato, poi i parlamentari dovranno dare l'adesione ai gruppi ed i nostri confluiranno nel gruppo unico».
In quanto alle formule, però, resta tutto da definire. Diverse le ipotesi sul tappeto. Di certo a Montecitorio verrà fatto un gruppo unico di tipo federativo con un unico presidente e due vice in rappresentanza delle due componenti. Si discute tra l'altro di prevedere, almeno sui temi fondamentali, una maggioranza qualificata utile a evitare il prevalere assicurato della componente dei Ds. Ma il vero nodo riguarda il senato, dove la maggioranza è risicatissima e il gruppo unico favorisce l'opposizione nelle commissioni: ci calcola l'ipotesi di pareggio tra destra e sinistra in un numero variabile tra 5 e 8. Nelle scorse ore si è ipotizzato di ritagliare due piccoli gruppi da 10 senatori in modo da guadagnare la maggioranza nelle commissioni; formula già sperimentata con successo nel '94 ma solo in virtù dell'effetto sorpresa che a oggi è già cancellato dalle anticipazioni di stampa in base alle quali la destra potrebbe fare una contromossa identica.
Le prospettive alquanto poco rosee del gruppo unico accentuano inoltre le riserve interne alle differenti forze politiche: i Ds in particolare, dove la sinistra contesta l'inefficacia della soluzione. Lo dice Cesare Salvi e lo conferma Fabio Mussi nel corso della direzione della Quercia. I Gruppi? «Noto che ce ne saranno 3 al Senato e 2 alla Camera per ragioni tecniche e di finanziamento - osserva il leader del correntone - Vorrei che gli argomenti fossero un po' più politici...».