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Prodi: ci riconosca vincitori

BIANCHI GIULIA,

«Ribadisco che occorre da parte dei nostri avversari che venga riconosciuta senza incertezze la vittoria della coalizione che ho l'onore di guidare». Ma Romano Prodi non fa tempo a finire di dettare il commento alla lettera del cavaliere pubblicata sul Corriere della sera in edicola oggi, che Silvio Berlusconi è già tornato alla carica sul riconteggio dei voti senza demordere dalle velleità di ribaltare il risultato delle elezioni. E il «dialogo» tra i due poli, di conseguenza, ritornato al «caro nemico...».
Perché, nonostante il tatto da Re Mida dell'inciucio, nella sua intervista di ieri al Corriere anche Massimo D'Alema si è tenuto alla larga dall'ammissione del pareggio e dall'allusione a scambi tra la governabilità e le cariche istituzionali. Tuttavia il sospetto è corso d'obbligo nella mente e nei commenti dello stesso Prodi. Tanto che il professore ha preferito telefonare al presidente dei Ds per un chiarimento prima di dichiararsi in «perfetta sintonia» con lui; ottenendo da D'Alema una ulteriore presa di posizione in cui si «dispiace» del fatto che Berlusconi abbia confuso il «dialogo» istituzionale con «una irricevibile proposta di governissimo».
Ma in vero occorre riavvolgere il nastro delle esternazioni per tentare di artigliare almeno un bandolo della matassa, quello di centrosinistra, in modo tale da comprendere il reale orientamento di Romano Prodi e della coalizione che conduce. Anche il sorprendente contraddirsi di Berlusconi nel corso di poche ore, infatti, non va attributo solo all'euforia indotta dal successo di misura nel derby della Madonnina tra Milan e Inter. Da San Siro ieri il cavaliere ha nuovamente smentito il risultato elettorale appena un paio d'ore dopo che era stata resa pubblica la sua lettera: lettera che esce oggi sul quotidiano di via Solferino, ma del cui contenuto erano già a conoscenza gli esponenti dell'Unione.
Almeno da giovedì, insomma, si è aperto il canale diplomatico tra i due poli, con il Corriere che ha messo a disposizione le linee di comunicazione ufficiali. Ma giovedì pomeriggio si è svolto anche un incontro ufficioso tra Giuliano Ferrara e il luogotenente dalemiano Nicola La Torre nella redazione del Foglio.
Larghe intese? Presidente della repubblica votato da tutti? Negoziato sulle presidenze delle camere? Posto che ne siano limpide e note le intenzioni, il dialogo non pare in grado di fare alcun tipo di progresso. Da un lato Berlusconi non riesce a veder accolta la proposta di sostanziale pareggio a tavolino che gli consentirebbe di rimanere in gioco a pieno titolo. Dall'altra parte l'Unione non riesce a ottenere quella ratifica della vittoria perseguita più che altro per fugare l'ossessione dell'ingovernabilità che si è materializzata insieme a un verdetto delle urne dai margini assai risicati, soprattutto al senato.
Non a caso la premessa è identica da parte di tutti gli alleati dell'Unione: Rifondazione, Verdi, Pdci, Rosa nel pugno, Italia dei valori che invocano dal centrodestra la «presa d'atto» della sconfitta. «Basta con proclami golpisti», va giù duro il verde Pecoraro Scanio. «E' davvero singolare che Berlusconi non voglia riconoscere la vittoria dell'Unione - osserva Franco Giordano per il Prc - Nessuno compie prove di forza, siamo bensì di fronte ad uno scenario chiaro: l'Unione ha vinto le elezioni e l'Unione indicherà chi ricoprirà i ruoli istituzionali, dalle presidenze dei due rami del Parlamento fino alla presidenza della Repubblica. Per non dire del governo, che sarà esclusivamente dell'Unione».
Ma se su quest'ultima affermazione non c'è tema di divergenza all'interno del centrosinistra, per quanto riguarda il Quirinale invece la partita si fa più intricata. E' anzi il presidente Ds che si assume l'onere della proposta di dialogo sulla presidenza delle repubblica. «Riscontro perfetta sintonia con quanto Massimo D'Alema ha detto oggi nell'intervista al Corriere della Sera - dice quindi Prodi nella sua replica alla lettera del cavaliere - Le posizioni del presidente dei Ds, d'altronde, corrispondono a ciò che in questi mesi io stesso ho sostenuto: occorre unire l'Italia. Dobbiamo farlo con il dialogo confrontandoci con tutti quanti rappresentano il paese e, dunque, anche con i partiti della destra. Questo confronto dovrà avvenire innanzitutto in occasione della nomina del nuovo capo dello stato».
Altra cosa sono invece le presidenze di camera e senato. Ovvero l'idea di «avviare un dialogo per garantire il funzionamento delle istituzioni nella distinzione dei ruoli tra maggioranza e minoranza», come la spiega D'Alema anche nella sua replica a Berlusconi. A questo proposito Prodi ci tiene circoscrivere alquanto la disponibilità al confronto: «Ho già espresso con chiarezza il nostro orientamento a che siano guidate da due esponenti del centrosinistra - taglia corto - Così come fece il centrodestra dopo le elezioni del 2001».

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