GAME OVER

Ds contro Pisanu, ma il voto è salvo

BIANCHI GIULIA,

«Il ministro Pisanu confida che l'obiettiva conoscenza dei fatti, la serena lettura delle norme vigenti e il comune senso di responsabilità facciano finalmente cessare polemiche e strumentalizzazioni che appaiono particolarmente dannose in un momento così delicato per la vita democratica del paese». Firmato: il ministro Pisanu. Che dà così un colpo al cerchio e una alla botte. Un garbato colpo di freno alla smania di ribaltare il risultato elettorale da parte di Silvio Berlusconi. E soprattutto un seccato colpo in faccia al doppio gioco del centrosinistra, che proprio chiedendo a Pisanu di smentire l'irregolarità del voto lo ha chiamato a testimoniare contro l'irrequietezza del premier.
Prima che il ministro degli interni prendesse carta e penna, infatti, il leader dei Ds Piero Fassino l'aveva chiamato polemicamente in causa. «E' sconcertante che Pisanu non senta il dovere di difendere l'opera sua e della sua amministrazione e dire che tutto si è svolto in un clima sereno - dichiarava Fassino - È un atteggiamento incomprensibile dopo che Ciampi ha sottolineato la regolarità del voto».
Un modo ruvido, com'è nell'indole di Fassino, per pretendere che dal centrodestra qualcuno finalmente verbalizzi il risultato del voto ammettendo la sconfitta. E che il Viminale interpreta come uno «scorretto tentativo di trascinare il ministro dell'Interno in una polemica infondata sui risultati provvisori delle elezioni politiche». Tantopiù che proprio ieri mattina Pisanu si era sentito al telefono con Romano Prodi, che aveva riappeso la cornetta visibilmente rassicurato dalle parole del ministro degli interni.
Il coreografico balletto intorno ai risultati elettorali messi in discussione dal premier sta infatti perdendo di consistenza. A stare a lui, il cavaliere certo non molla: anche ieri ha sollecitato i coordinatori regionali azzurri a tenere gli occhi aperti e a denunciare ogni sospetto di irregolarità. La verifica delle (circa 43 mila) schede contestate non ha dato però l'esisto sperato; non ha cioè fornito l'ambito pretesto per tonare alla carica nei confronti del Quirinale per ottenere il via libera alla richiesta di riconteggio di tutti i risultati. Poche decine i voti riammessi dalle corti d'appello e quasi equamente distribuiti tra le due coalizioni. Una quota troppo esigua per potere consentire a Berlusconi di ripresentare alla controfirma di Carlo Azeglio Ciampi il decreto necessario a procedere alla revisione del voto del 9 e 10 aprile scorsi, il testo che si dice che il premier abbia sottoposto al capo dello stato nel colloquio di mercoledì pomeriggio e in assenza del quale non c'è modo di rimettere mano alle schede scrutinate; in particolare le nulle, dove la fantasia del premier appunta i voti di cui si sente privato.
Comunque non si è «mai parlato di brogli ma di irregolarità», recita la formula con cui il centrodestra raffina il tiro fin dalla mattinata di ieri. Lo dice Ignazio La Russa e lo ribadisce Carlo Giovanardi, esponenti di osservanza berlusconiana all'interno dei rispettivi partiti, An e Udc. I centristi sono forse quelli che fanno maggiore uso degli estintori. Benché Pierferdinando Casini rimanga trincerato in un sorprendente silenzio post-elettorale - «Non vuole mischiarsi alla cagnara», dicono dal suo staff -, uscendo da un colloquio con Gianfranco Fini il segretario del partito Lorenzo Cesa spiega che le verifiche sui voti «si sono sempre fatte, è un fatto normale, ma non credo che cambieranno l'esito di queste elezioni». Quindi, fa eco sulla Padania Roberto Maroni, «la sinistra ha vinto quindi non solo ha il diritto, ma anche il dovere di governare, così come chi sta all'opposizione ha il dovere di farla».
Segno che il rapporto tra i due schieramenti va lentamente stabilizzandosi. E che l'attenzione del centrodestra va spostandosi sulle strategie per fronteggiare la situzione prodotta dal voto. «Anche a me la situazione sembra più tranquilla», rileva lo stesso Romano Prodi. Certo, «Berlusconi è incapace di ammettere che noi abbiamo vinto, non sa perdere - continua il professore - Non lo farà mai, non è assolutamente in grado di riconoscere la realtà delle cose. E' come dieci anni fa, oggi sta facendo la stessa, identica, cosa». Per Prodi, comunque, è «
solo questione di giorni e tutto sarà ufficiale: la vittoria del centrosinistra sarà ufficializzata, nero su bianco». Benché grazie all'abilità del cavaliere comunque non farà notizia.

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