VISIONI

Incantesimi musicali dall'Etiopia

LORRAI MARCELLO,PARIGI

Ospite del trio di Mohammad Jimmy Mohammad, rispettoso del ruolo di protagonista del cantante non vedente e conscio delle buone maniere a cui è tenuto un invitato, per un bel pezzo del set Han Bennink riesce a rimanere seduto alla batteria e ad evitare per una volta le trovate più surreali e pirotecniche. Lo storico protagonista dell'improvvisazione radicale europea si «limita» a svisare, ad accentare l'accompagnamento ritmico, a farlo ribollire e a renderlo più pepato di quel che le abitudini della musica etiopica vorrebbero, a introdurre una libertà che le è insolita. Malgrado al krar elettrico Messele Asmamaw suoni molto funky, alle percussioni (keberos, ovvero un insieme di tom tom) per esempio Asnake Gebreyes non si scompone più di tanto. Alla fine però Bennink non si tiene più: incastra la sua sedia sopra il rullante e si mette a percuotere con le bacchette quella, poi si butta per terra di fianco a Jimmy Mohammad e «suona» direttamente il legno del palco. Il pubblico si scalda, e percependo l'eccitazione della platea Jimmy Mohammad, un mito in Etiopia, canta con sempre maggiore trasporto, e gli capita ripetutamente di abbandonarsi a un buffo falsetto come non riuscendo a resistere ad un'estasi che lo va possedendo. Una apertura non formale che contribuisce a rompere il ghiaccio e ad avviare sui binari di uno svolgimento spontaneo e festoso, fra gran battimani del pubblico, la serata conclusiva di Banlieues Bleues, intitolata «éthiopiques», come l'aurea collana francese di cd che tanto ha fatto per la diffusione della conoscenza della musica etiopica. Al trio di Jimmy Mohammad più Han Bennink subentra una composita formazione che allinea Getatchew Mekurya al sax tenore, Andy Ex e Terrie Ex alle chitarre, GW Sok, voce, Xavier Charles al clarinetto, Jost Buis al trombone, Brody West al sax alto, Colin McLean al basso e Katherine Ex alla batteria. Settantenne, Mekurya è il più importante sassofonista della musica etiopica moderna; The Ex è un glorioso gruppo punk olandese, che con Bennink condivide una grande passione per la musica etiopica, nutrita anche da soggiorni nel Corno d'Africa: e con la propria etichetta Terrie Ex ha pure pubblicato un album di Jimmy Mohammad (ma anche della cantante eritrea Tsehaytu Beraki). Il gruppo carica e inacidisce la fisionomia etiopica dei brani in scaletta, ma senza ombra di dissacrazione o anche semplicemente di ironia. Chitarre aggriccianti, ma anche clarino, sax alto e trombone che dispiegano, certo con una torsione che rivela la loro cultura, ma in maniera estremamente pertinente, le melodie dei pezzi. Anche nell'«hardcorizzare» la fisionomia etiopica dei brani, The Ex colgono degli elementi che predispongono la musica etiopica moderna ad un trattamento di questo genere. L'interpretazione è tutt'altro che caotica, e rimangono aperti spazi per l'oratoria rotonda di Mekurya, che indossa una mantellina con un leone sulla schiena: Mekurya «buca», fissa l'attenzione dell'ascoltatore con un'eloquenza e una pienezza dell'espressione, una perentorietà, con un suono che si impone, che possono far pensare ad un Sonny Rollins. Ma ad un certo punto emerge quasi magicamente un momento che va molto al di là di Rollins: è un passaggio totalmente ayleriano, e la buonanima di Ayler ne sarà stata contenta: c'è il sound di Mekurya che è da Ayler, c'è l'energia, la forza mistica della musica ayleriana, c'è quel che di bandistico che ad Ayler piaceva. Alla fine di un set che meriterebbe di essere consegnato a un disco, e che speriamo il curatore della serie Francis Falceto prenda in considerazione per éthiopiques, bis e applausi scroscianti nella sala gremita di Bobigny.
Qualcosa sbaglia alla fine solo la Either Orchestra di Russ Gershon: affermata compagine jazzistica di Boston, la Either ha una parte del proprio repertorio che è costituita di rielaborazioni di materiale etiopico, perché Gershon è uno dei non pochi che nella seconda metà degli anni ottanta rimasero folgorati da Ere Mela Mela di Mahmoud Ahmed, primo album di musica etiopica moderna uscito sul mercato internazionale, e da allora non ha smesso di coltivare la propria passione. Invitato due anni fa con la propria band a partecipare ad un festival di musica etiopica che si svolge in gennaio ad Addis Abeba, è anche finito con la registrazione del concerto nella capitale etiopica nella collana diretta da Falceto. Ma qui ha commesso il perdonabile errore di una deformazione professionale: malgrado l'amore per la musica etiopica moderna, Gershon ha scambiato una serata etiopica con un concerto di jazz, dilungandosi negli arrangiamenti e negli assoli dei musicisti, invece di entrare subito nel vivo con i suoi cantanti ospiti: la giovane Tsedenia Gebre-Marqos e Mahmoud Ahmed, veterano e leggenda della musica di Addis. Ma un po' di pratica in più può fare dell'accoppiata fra questa raffinata orchestra che dispone di eccellenti solisti e il meglio della musica etiopica un notevole arricchimento: la Either ha quel livello orchestrale a cui la musica etiopica, con una grande tradizione di big band e di fiati, ha per lungo tempo, soffrendo della dittatura e del coprifuoco, dimenticato di poter aspirare. Perché i connubi proposti in questa serata sono tutt'altro che gratuiti e corrispondono allo scopo di valorizzare la musica etiopica non solo rispetto al pubblico non etiopico ma anche rispetto a sé stessa: il desiderio di forti musicisti della musica internazionale di oggi di lavorare con musicisti etiopici è un grande stimolo per questi ultimi al senso del proprio valore e ad osare di più.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it