STORIE

La prima notte in cella. Probabile il trasferimento all'Aja

MANFREDI EMILIO,

Dalla Nigeria, dove era in esilio dal 2003, nella notte di mercoledì Charles Taylor, già presidente della Liberia, è arrivato a Freetown, capitale della Sierra Leone, Nel viaggio verso il Tribunale per i crimini di guerra Taylor è riapparso brevemente nella «sua» Monrovia, ma anziché i suoi fedelissimi festanti, ad aspettarlo c'erano i caschi blu dell'Onu. Ora deve rispondere di crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Undici capi di imputazione, tra cui istigazione all'omicidio, alla violenza sessuale e alla mutilazione di civili. Il rapido trasferimento dell'imputato da Monrovia sembra semplificare la gestione dell'ordine interno alla presidente Sirleaf-Johnson. Al momento in cui Taylor è sbarcato all'aeroporto Roerts di Monrovia, protetto da ingente scorta, l'aria nella capitale liberiana era molto tesa, con i suoi sostenitori a minacciare disordini. Oggi Taylor verrà sentito per la prima volta dal procuratore Desmond Da Silva, che lo interrogherà sul supporto dato ai sanguinari ribelli del Ruf, in cambio di diamanti. Nel pomeriggio di ieri, però, è arrivato un nuovo colpo di scena. Infatti il giudice cingalese che presiede il tribunale in Sierra Leone, A. Raja Fernando, ha chiesto alle autorità olandesi di trasferire il processo all'Aja, per utilizzare i moderni strumenti giuridici della Corte penale internazionale (Cpi). Il portavoce della Cpi ha dichiarato che la Corte sta valutando la possibilità, mentre un funzionario del ministero degli Esteri olandese, Dirk Jan-Vermeji ha affermato che le autorità olandesi intendono aiutare il governo sierraleonese, preoccupato per le possibili conseguenze sulla stabilità dell'area in caso di un processo a Freetown. Ad ogni modo, ha ribadito il procuratore Da Silva, «anche all'Aja, Taylor sarà giudicato dal Tribunale speciale per la Sierra Leone e da nessun altro. Cambierà solo il luogo di svolgimento del processo». Perché il trasferimento avvenga, ci vorrà una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, come richiesto oggi sia da Bush che dalla Johnson. La quale ha anche chiesto che a Taylor sia garantito «il diritto a una vigorosa autodifesa». Mentre Taylor si apprestava a spendere la sua prima notte dietro le sbarre, reparti speciali irlandesi sono stati trasferiti da Monrovia a Freetown per controllare la prigione. Il timore che un gruppo di uomini fedeli a Taylor possa tentare di liberarlo resta alto.

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