«Prima vediamo cosa succede il 10 aprile alla sera, eppoi vediamo un pò chi conta...». Romano Prodi replica così alla ripetuta provocazione da parte di Silvio Berlusconi, secondo cui il leader dell'Unione è in realtà prigioniero dei proprio alleati. A cominciare, ovviamente, dai comunisti dichiarati come Bertinotti e Diliberto e da quelli sotto mentite spoglie come Fassino e D'Alema. Niente di nuovo sotto il cielo, insomma, in vista delle ultime due settimane di campagna elettorale. Il cavaliere continua infatti a battere sul tasto dei «danti causa» al leader dell'Unione, come aveva fatto con scarsi risultati in occasione del primo faccia a faccia televisivo. La polarizzazione, del resto, è la sola arma concreta rimasta al cavaliere per tentare di compiere il recupero sul centrosinistra. Ecco perché anche il leader dell'Udc Pieferdiando Casini respinge risolutamente le sirene rutelliane, confermando la sua lealtà alla Casa delle libertà e smentendo l'ipotesi formulata dal leader della Margherita secondo cui dopo le eleziolni i moderati del centrodestra potrebbero avvicinarsi ai moderati del centrosinistra. Ormai il cavaliere si sta allenando per il prossimo confronto televisivo del 3 aprile. Perso il primo faccia a faccia, Berlusconi sfugge alla dialettica diretta con il professore. A posto suo bisogna «andare a vedere quello che affermano Bertinotti, Diliberto e gli altri perchè quello è ciò che gli italiani devono tenere presente come reale intenzione di azione da parte della sinistra». Il premier sfodera insomma la carta anticomunista, tanto usurata quanto la più efficace nei confronti del suo elettorato e di un paese che è sempre stato sostanzialmente diviso in due. «Romano Prodi non conta nulla, non ha alcuna voce in capitolo », dice il presidente del consiglio affondando la lama sul fatto che in effetti il professore non è riuscito a guadagnarsi l'ambito gruppo parlamentare: «Gli hanno regalato cinque deputati». Irascibile come un animale in gabbia, il cavaliere non resiste a sfoderare i conti e le statistiche che non gli hanno fatto gioco nel corso della sfida con il professore. Che invece continua impassibile a chiedere la trimestrale di cassa in modo da poter fare i conti del prossimo governo: «Permettetemi di dare una risposta - sbotta il premier - Al signor Prodi che chiede al governo la trimestrale di cassa dico che non sa neppure contare. Trimestrale vuol dire, appunto, che il documento di cassa si riferisce a tre mesi, ovvero gennaio, febbraio e marzo. Il che significa che per poter fare i conti bisogna attendere la fine dei tre mesi. Siamo al 23 marzo: cosa vuole il signor Prodi?». La trimestrale, appunto, che - ricorda pignolo l'ufficoo stampa di piazza Santi Apostoli - deve essere fatta per legge entro il 28 di febbraio. Mentre Berlusconi si carica a molla da Bruxelles, Casini replica invece a Rutelli dal centro Italia. Il leader della Margherita sta lavorando ai fianchi dell'Udc, sicuro di non ottenere aperture nel corso della campagna elettoralema altresì convinto di guadagnare interelocuzioni per il dopo-elezioni. Tuttavia il presidente della camera onora il ruolo di alleato fedele al cavaliere almenop fino al giorno dopo le elezioni, accusando i cugini della Margherita di fare «politicamente la parte dei servi sciocchi del centrosinistra» e rimproverandogli di essere stati «carnefici della storia della Dc». Rutelli che «ultimamente ammicca» all'Udc secondo Casini è paragonabile a «quel partito contadino polacco che era in parlamento con cinque deputati, mentre c'era ancora il muro alto».