POLITICA

Mafia, Violante dalle stelle alla stalla

BIANCHI GIULIA,

«Evviva Mangano», provoca il dimostrante. «Coglione», non si tiene Berlusconi nel parapiglia genovese di martedì. Ma non finisce lì. Perché Luciano Violante non si tiene neanche lui: «D'altro canto Mangano era lo stalliere mafioso del presidente del consiglio», ricorda il capogruppo ds a Montecitorio per argomentare ai microfoni di Radioradicale che «c'è un giro di mafia vicino a lui...». Vicino al premier. Ovvero, precisa poi Violante, «il giro c'era e non so se c'è ancora». Ovvio che la destra insorga all'arma bianca contro il parlamentare ds sotto il cui manto sente battere ancora un cuore di magistrato. Ma tant'è, l'allusione di Violante basta e avanza per la querela annunciata da Niccolò Ghedini, uno degli azzeccagarbugli di fiducia del cavaliere da anni rimasto senza il suo stalliere. Di accuse correlate alla mafia nei confronti del presidente del consiglio, infatti, non ce n'è che siano state comprovate nelle aule di giustizia, come ricorda il presidente dell'Antimafia Roberto Centaro. Per la prima volta nel corso di una campagna elettorale in cui ha ribattuto nevroticamente anche alle virgole, Berlusconi può permettersi addirittura di non replicare, rilasciando però una boccaccia ai cronisti che lo incalzavano. Non a caso in casa Ds hanno recepito a dir poco con «disappunto» l'uscita a gamba tesa del capogruppo, valutando per la prima volta a picco le sue quotazioni per un incarico ministeriale. Mangano è morto, «evviva Mangano». Se Violante «tira fuori in campagna elettorale la vecchia storia dello stalliere di Arcore, vuol dire che è davvero a corto di argomenti seri», postula il capogruppo azzurro al senato Renato Schifani. L'allusione al poco che di Berlusconi non è dimostrato, infatti, aiuta il centrodestra a difendere la specchiata onorabilità del premier. «Ancora una volta volgarità e menzogna contraddistinguono le dichiarazioni di Violante. Ora sappiamo chi vuole avvelenare la campagna elettorale...», soffia quindi sul fuoco il capo dei deputati azzurri Elio Vito. Anche al fanatico crociato e presidente del senato Marcello Pera vien facile invitare l'ex presidente della camera ad astenersi da certe «insinuazioni». Parole, sentenzia l'ex comunista speaker azzurro Sandro Bondi, che dimostrano «l'indegnità politica e morale» di Violante. Certo il capogruppo non viene applaudito in casa. Alla Quercia tocca tuttavia una difesa d'ufficio per rimediare alla frittata. «Che Vittorio Mangano lavorasse alle dipendenze e presso la residenza di Berlusconi è un fatto storicamente accertato», ricorda quindi Anna Finocchiaro. Mentre il capogruppo Ds in Antimafia Giuseppe Lumia butta la palla in corner osservando che «il problema sollevato da Luciano Violante è serio: il rapporto mafia politica c'è, non bisogna assolutamente scandalizzarsi, gridare al complotto, stracciarsi le vesti». Magari solo pensare prima di parlare.

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