SOCIETÀ

E la stele rimane imballata

MANFREDI EMILIO,ADDIS ABEBA

Una cravatta blu, con motivi d'obelisco di Axum, fa bella mostra di sé nella vetrina di un negozio di souvenir, nel quartiere popolare di Piassa, ad Addis Abeba. La commessa invita i turisti italiani ad acquistarla, a riprova della buona amicizia tra i due popoli. «L'anno scorso l'obelisco è ritornato in Etiopia, siamo stati contenti», commenta Herut, sistemando altri articoli da regalo, «ora la stele è ad Axum, al suo posto». In realtà, esattamente al suo posto il monumento ancora non è. È sì ad Axum, nel Tigray etiopico, nel luogo da cui i fascisti nel `37 la trafugarono. Ma giace in tre container, ancora divisa e imbracata nelle strutture di protezione studiate quando è stata frazionata e portata via da Roma. I partner nell'operazione di rientro della stele sono stati il governo italiano, quello etiope e l'Unesco, l'agenzia delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura. Per quel che riguarda la rierezione, il grosso del lavoro è invece nelle mani dell'Unesco. In una conferenza stampa di alcune settimane fa, i responsabili dell'Agenzia e lo Studio Croci & Associati (lo studio ingegneristico italiano che ha segmentato la stele e che ora è impegnato a rimontarla) raccontavano l'avanzamento dei lavori: «La complessa operazione di riposizionamento dell'obelisco è senza precedenti», hanno detto spiegando che prevede una serie di fasi in modo da annullare ogni rischio per questa e per le altre steli presenti nel sito archeologico di Axum. «Nel sottosuolo, nella zona dove va ricollocato il monumento, sono state trovate delle catacombe, e il desiderio di garantire anche questi reperti archeologici ha portato ad un supplemento di attenzione nei lavori», racconta al manifesto Matteo Landi, responsabile dell'ufficio comunicazione dell'Unesco di Addis Abeba. «Un ulteriore ritardo nell'inizio dei lavori è dovuto ad un aumento del budget rispetto alla spesa prevista. Ma insieme alle autorità italiane ed etiopi, l'Unesco sta ultimando i preparativi amministrativi, tecnici e legali di modo da iniziare le operazioni nel marzo-aprile 2006, e i lavori termineranno entro la fine dell'anno» assicura Landi. Per ciò che riguarda il coinvolgimento italiano nell'intervento, a detta della diplomazia italiana in Etiopia, è tutto tranquillo: «Dopo avere avuto un ruolo di primo piano nel fare rientrare l'obelisco in Etiopia, ora i lavori sono diretti dall'Unesco e dalle autorità etiopi», spiega al manifesto Martin Lorenzini, primo segretario dell'Ambasciata italiana ad Addis Abeba. «Il governo italiano ha stanziato dei fondi per la rierezione dell'obelisco, che vengono poi gestiti direttamente dall'organizzazione - continua - In questo momento, l'Ambasciata italiana non è coinvolta direttamente nei lavori». Da parte del ministero della Cultura e del Turismo etiope, la rassicurazione è che «tutto va avanti nel migliore dei modi». D'altronde, è ormai finito il tempo in cui il primo ministro Zenawi dichiarava il 25 aprile (giorno dell'arrivo ad Axum dell'ultimo segmento della stele) festa nazionale, imbellettandosi di fronte al proprio popolo a poche settimane dalle elezioni generali in Etiopia.

Da quel giorno sono state le accuse di brogli da parte dell'opposizione e di violazione dei diritti umani da molta parte della comunità internazionale ad impegnare l'agenda di Zenawi. La gente, spaventata dalla repressione poliziesca, è impegnata a cercare di far mangiare la famiglia giorno per giorno. Come capita ogni tanto, Fm, unica stazione radio del Paese, diffonde le note di una canzone locale, che canta le lodi dell'obelisco. Prima delle melodie in amarico, un parlato in italiano ricorda come «oggi, io, l'obelisco di Axum, sono ritornato in Abissinia». Ma Tesfaye e Dereje, seduti su un minibus di ritorno dal lavoro, non si interessano di queste frasi incomprensibili e continuano a parlare fitto, preoccupati delle tre bombe esplose alcuni giorni fa in città. In sottofondo, la radio. Ancora più in là, Axum e l'obelisco.

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