Se fino a ieri era sicuramente il più «ottimista» di tutta l'Unione, oggi Romano Prodi si sente più che mai il vincitore «psicologico». Ma non solo. Dopo l'atteso e seguitissimo duello tv dell'altra sera, sono le «dichiarazioni» del cavaliere a far ritenere al professore di aver «vinto». Il che non significa aver spostato voti da uno schieramento all'altro, ma rappresenta ugualmente un successo, una prova del fuoco che nel centrosinistra viene certificata consensualmente da tutti gli alleati. E che ad avviso dell'eutourage prodiano è incorniciata soprattutto dalle critiche di Fini e Casini nei confronti del candidato premier del centrodestra. Berlusconi insomma, bofonchia il professore, «è talmente nervoso che forse significa che ha il senso di un paese che non lo segue più». All'indomani dello scontro arbitrato da Clemente Mimun, insomma, i fedelissimi del professore adesso si sentono convinti del fatto che «Berlusconi è in declino». Per altro, continua Prodi, «credo che sia emerso chiaramente il fatto che vogliamo di Italie differenti». Ma altrettanto il fatto che il paese rimane diviso sostanzialmente in due.
Non sono infatti le elezioni, quelle che ha vinto Prodi. L'Unione presumibilmente le vincerà il prossimo 10 aprile. Ma «è ancora un cammino lungo - risponde il professore - Ci sono tappe di salita, tappe di discesa e poi ci sarà anche la volata finale». Come a dire che la partita è ancora da giocare, benché l'Unione parta con un vantaggio stabilizzato di quasi 5 punti. E, per quanto si tratti di una scarto rassicurante, altrettanto non autorizza a cantare vittoria in anticipo.
Quella di Prodi è quindi, soprattutto, una vittoria morale. Anzi, una rivincita su tutti coloro che - a cominciare da Francesco Rutelli - temevano e rimproveravano lo scarso appeal mediatico del tecnocrate emiliano. Sbancata l'audience con la formula del duello alla valeriana, in termini di presenza scenica Prodi ha retto e superato il confronto con un mestierante di lungo corso del calibro di Berlusconi. Il professore se ne sentiva assolutamente in grado, specialmente una volta ottenuto lo stringente protocollo di intesa d'intesa con lo staff del cavaliere, i suoi alleati erano invece più che preoccupati. Ieri si è quindi tirato un gran respiro di sollievo nei quartier generali di Ds e Margherita. E allo stesso tempo si è subito un nuovo affronto dal professore dopo quello delle primarie.
In caso ulivista non si calcola comunque che l'esito del primo faccia a faccia televisivo produca nuovi, travolgenti consensi. Per quanto Prodi abbia prevalso, infatti, l'andamento del contraddittorio è ritenuto tale da aver soprattutto fidelizzato l'elettorato. «Non ci sono stati sconfinamenti nel campo avverso», rilevano ad esempio al quartier generale ulivista aggiungendo che nel faccia a faccia del 3 aprile probabilmente le incursioni nei rispettivi elettorati saranno più coraggiose.
Prevalentemente tra i prodiani si ritiene però che la vittoria non si giocherà sui dibattiti in tv. Non è stato così in nessuna delle precedenti tornate. Tuttavia l'obiettivo a cui tenevano gli uomini del professore era proprio approdare al ring, disinnescando l'accusa di volersi sottrarre al confronto. Dopodiché tutti di nuovo al lavoro a testa bassa, la machina organizzativa continua a marciare secondo i programmi: manifesti, incontri, interviste. «Oggi è un altro giorno - si schermisce il portavoce prodiano Silvio Sircana - La campagna elettorale dura ancora tre settimane, continuiamo a seguire la nostra agenda».