VISIONI

Passione e saggezza di un tecnico radio

LORRAI MARCELLO,

«Io di professione sono un tecnico radio, e ne sono molto fiero», ci ricordava nel corso di un'intervista in occasione del suo ultimo passaggio italiano, nel luglio scorso. Un tratto che distingueva Ali Farka Toure da tanti suoi illustri colleghi sulla scena della musica africana era che per buona parte della sua vita il chitarrista e cantante maliano non era stato un musicista di professione. Di lavori ne aveva fatti parecchi: contadino, autista, tecnico a Radio Mali - fino all'80, quando ormai era sulla quarantina -, la radio nazionale. Insomma Ali Farka non aveva vissuto tutto chiuso dentro la carriera musicale e questo aveva contribuito a dargli un senso molto concreto della realtà: un atteggiamento estremamente legato a cose pratiche, lontano dai discorsi dell'artista che si vuole mostrare impegnato sui grandi problemi dell'umanità: un modo di essere che in questi ultimi anni, quando aveva ormai raggiunto un'età in cui in Africa un uomo non gioca a fare l'eterno giovane, innervava quel senso di responsabilità rispetto alla propria comunità che la cultura del continente nero assegna all'anziano, e che veniva fuori in maniera palpabile parlando con lui. La sua esperienza lo aveva anche reso meno vulnerabile alle seduzioni del successo internazionale, portandolo fra l'altro ad assumere il ruolo di sindaco di Niafunké, la sua città: «bisogna restare a casa anche per trasmettere lo spirito agli altri », ci aveva detto in quell'intervista. «Se oggi ritorno sul palco, non è tanto per farlo. Ho del lavoro da portare avanti a Niafunké. Per esempio sono geloso della Svizzera, con tutto quel verde: voglio che il mio dipartimento diventi più verde della Svizzera. Acqua, salute, educazione: la base di tutto è il comune, e se il comune non ha mezzi è costretto a fare ricorso ad altri per avere dell'aiuto, dell'assistenza. Il sindaco non può niente senza il popolo, deve condividere, discutere, conoscere innanzitutto le sofferenze e le difficoltà ». In questa aspirazione al progresso per il Mali, la sua cultura intessuta di proverbi e di saggezza antica non gli impediva di vedere con simpatia una cantante come Oumou Sangare, portabandiera di contenuti critici sulla condizione della donna. «Tra tutte le nuove cantanti maliane Oumou è la migliore», ci diceva Ali Farka Toure nel '98. «In Mali oggi ci sono molti cambiamenti, e Oumou cerca di dare una spinta all'educazione della donna maliana. Ed è per questo che le sue composizioni mi colpiscono, perché lei non canta delle lodi. Bisogna che il nostro paese non stia ad aspettare i doni del buon dio, ma che si dia da fare, che evolva: il passato è andato, bisogna pensare al futuro, e gli artisti devono dare l'esempio». E da vecchio appassionato di radio, Ali Farka in questo senso aveva colto con chiarezza l'importanza della grande fioritura di radio indipendenti e comunitarie di cui proprio il suo paese è stato il capofila in Africa: «No, non suono nelle radio private», ci raccontava sempre nel '98, «ma in compenso sono presidente di una radio rurale nata da poco dalle mie parti. È una radio che ha come scopo di sensibilizzare contadini sui problemi dell'agricoltura, di parlare di quello a cui hanno diritto, di istruire, di promuovere lo sviluppo. Occorre un contatto, e senza la radio sei chiuso, perché ti trovi dove non c'è né tv né telefono: la comunicazione è nell'fm».

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