Clemente Mastella una notte per pensarci sopra se l'è presa. Silvio Berlusconi e Perferdinando Casini, invece, hanno dovuto rinunciare fin da ieri a far visita a papa Ratzinger alla vigilia del voto del 9 aprile insieme alla delegazione dei popolari europei. L'utilità della benedizione papale, del resto, rischiava di far peggio che meglio. «Non sono un parlamentare europeo, quindi non andrò all'udienza del papa», risolve il contenzioso il cavaliere prima che si ritorca contro il centrodestra. E lo stesso fa sapere a stretto giro di posta Casini. In modo di «tenere la chiesa a riparo dalle strumentalizzazioni». «Bel gesto»,chiude il caso Massimo D'Alema.
Perché la polemica era scattata puntuale alla notizia delle visita Oltretevere. Ma più danno della polemica poteva forse fare la scelta di non sollevare il caso da parte di Romano Prodi. Devoto più di Berlusconi e Casini ai sacramenti di santa romana chiesa, il professore si è infatti chiamato prontamente fuori da ogni intenzione di lagnanza nei confronti del vicario di Pietro. Anzi. «Non intendo in alcun modo prestarmi a polemiche di nessun tipo circa le udienze che il papa ritiene, legittimamente, di concedere», suona il disarmo unilaterale di Prodi al termine di una mattinata segnata invece dagli affondi del centrosinistra contro l'udienza strumentalizzata dalla maggioranza di governo. «Per quel che mi riguarda - continua il professore - io non voglio strumentalizzare né coinvolgere la chiesa cattolica e le gerarchie ecclesiastiche nella campagna elettorale».
Di fronte a Prodi che porge cristianamente l'altra guancia, alla maggioranza non resta che fare marcia indietro. L'effetto devozione sull'elettorato cattolico, infatti, rischiava di andare a tutto vantaggio dell'Unione. Berlusconi spiega perciò la sua rinuncia nel corso di una registrazione televisiva. «Il gruppo dei parlamentari europei del Ppe, che viene a fare il suo congresso per il trentesimo anno di fondazione, ha richiesto a partire dal mese di settembre, come è norma, di essere ricevuto dal Papa», dice il presidente del consiglio chiosando di non fare «parte del gruppo del Ppe». Quasi a sostenere che in realtà la sua presenza non era da prevedersi. «Come al solito l'isterismo di certa sinistra vede in qualunque cosa un pericolo per la propria vittoria elettorale: non andrò dal papa ma vinceremo lo stesso le elezioni. Tra l'altro - vanta malizioso il premier - ho avuto l'onore di essere ricevuto dal santo padre poco tempo fa».
Di altre benedizioni pontificie, quindi, il centrodestra non farà uso. Né delle polemiche che la mossa prodiana ha abilmente disinnescato. La Margherita è il primo partito a fare quadrato intorno al professore nel tentativo di derubricare il caso. A cominciare da Francesco Rutelli. «Mi pare un problema esagerato - dice l'ex sindaco di Roma - Non cambierà certo l'esito delle elezioni per una foto con il santo padre e una stretta di mano». Più laicamente, il presidente della Quercia Massimo D'Alema si limita a invitare la maggioranza a non trasformare l'udienza nell'ennesimo «spot» elettorale del governo.
Finché non suona la ritirata berlusconiana, però, il pellegrinaggio oltretevere catalizza la giornata politica. Il centrosinistra accusa preoccupato la maggioranza di voler strumentalizzare l'incontro con il pontefice, il centrodestra rivendica orgoglioso il proprio rapporto privilegiato con gli ambienti curiali, lo sparuto fronte laico dell'Unione rimprovera l'ingerenza da parte della chiesa di Roma più che la caccia alle indulgenze da parte dei politici. «Il tentativo da parte di uomini politici di utilizzare una visita dal pontefice in termini elettorali mi sembra, in primo luogo, poco rispettoso verso il pontefice», si lagna Piero Fassino. Mentre il leader del Prc Fausto Bertinotti non ce la fa a non annotare «l'ingerenza» della chiesa nella vicenda elettorale italiana. «Tra la repubblica italiana e il Vaticano è richiesto reciproco rispetto - dice - Ma il Vaticano viene meno al rispetto per la Repubblica quando invita, in piena campagna elettorale, uno dei due contendenti alle elezioni insieme ad altri leader». La Rosa nel pugno - infine - trova nuovo fondamento alla propria richiesta di superamento del concordato.