POLITICA

Pacs, i movimenti non assolvono Bertinotti

BIANCHI GIULIA,ROMA

L'applauso lo strappa solo alla fine. Prima, invece, Fausto Bertinotti ribatte decisamente infastidito ai precisi rimproveri del movimento gay, lesbo, bisex e trans (Glsb) incontrato ieri in un hotel romano insieme a Vladimir Luxuria. Il candidato del Prc nella circoscrizione Lazio 1 viene beccato perché «si faceva pagare anche agli spettacoli di beneficenza». Mentre Bertinotti, va giù dura la platea, «ha accettato il compromesso sui Pacs» e «non è riuscito ad arginare Rutelli». Quanto basta per essere «delusi» da Rifondazione e preferire la Rosa nel pungo. Delusione rumorosa quella di Imma Battaglia (dal circolo Mario Mieli a Gay Project), Helena Velena e il resto dell'eresia non etero. Al punto di far perdere le staffe al leader del Prc quando è partita una raffica di interruzioni da parte di iscritti alla stessa Rifondazione per niente convinti del compromesso raggiunto sulle unioni civili. E «nel caso quella legge non si fosse nei primi cento giorni, lei che fa?», incalza Klaus Mondian nel cui portafogli la tessera di Rifondazione ora imbarazza un po'. «Se lei pretende che le dica che faccio tornare Berlusconi, io non glielo dico - ribatte Bertinotti - Le battaglie si fanno per vincere non per segnare una bandiera. Partirei dai diritti delle unioni di fatto: decliniamoli, visto che nel programma non sono precisati».

Sarà, ma secondo Battaglia non c'è altro da registrare che un «cedimento alla Margherita e l'incapacità di Ds, Prc, Pdci e Verdi di arginare Rutelli». Fosse vero che il leader di Rifondazione «preferisce la simbologia di Vladimir e Caruso - insiste Battaglia - allora sbattere la porta come Emma Bonino è per noi simbolo di fierezza in cui ci riconosciamo». Non piacciono invece le «unioni di solidarietà» varate in Puglia dal governatore comunista e gay Nichi Vendola. Perché «onorevole Bertinotti - suona il rimprovero - Lei ha sposato sua moglie per solidarietà?»... Quando poi Luxuria parla di portare «le sofferenze» in parlamento, Velena interrompe sbottando contro un «politichese» da venditori di fumo.

Vabbè, ma «l'aggressione personalizzata è una pessima cultura di destra», puntualizza allora il segretario alquanto stizzito. E al contrattacco: «Non vogliamo cooptare i movimenti: le loro critiche vanno affrontate con serietà - sale di intensità la voce di Bertinotti - Non siamo qui a vendere fumo: se uno non è d'accordo con noi, non ci voti. Ma se mi vengono portate qui le posizioni della Rosa nel pugno, io non ci sto a mischiare il grano col loglio». Il leader del Prc si dice anzi «convinto di avere un ragione in più per chiedere il consenso ai movimenti» rispetto alla Rosa, vantando la propria tenacia durante la trattativa sui Pacs. «Farò così anche domani - carica Bertinotti - perché noi quando ci siamo assunti la responsabilità di rompere, abbiamo rotto». Oggi che invece il Prc punta sulla realizzazione del programma non vuole scoprire il fianco. Perché «lo vuoi capire che al vertice Rutelli è sempre stato al telefono con qualcuno a cui leggeva i programmma?», argomenta Bertinotti a chi gli si fa incontro a fine riunione. Quanto serve a convincere qualcuno «a non stracciare la tessera» nonostante la delusione. Anche chi rinuncia alla separazione derubrica la relazione con il Prc al realisomo dell'«unione di fatto...».

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