Il duello in tv? «Quello non lo vuole proprio fare», rivelano dall'entourage del professore. E a oggi nel borsino «è molto più probabile il no che il sì». L'ipotesi che Romano Prodi diserti lo scontro diretto con Silvio Berlusconi è insomma tutt'altro che peregrina. Anche il rilancio attraverso cui il professore si è proposto in versione guascona contro le «tre punte» della Casa delle libertà è tutto volto a «stanare il centrodestra». Ovvero a trovare un buon pretesto per disertare un duello televisivo che i prodiani ritengono comunque truccato. Dato che gli alleati non ammetteranno mai che il candidato unico della destra è il cavaliere come lui è quello del centrosinistra, Prodi sfida tutti e tre i pretendenti alla leadership per non incontrarne nessuno. A cominciare da Berlusconi. Anche giovedì, nel corso del vertice insieme a Francesco Rutelli e Piero Fasino è stato a lungo esaminato il capitolo televisivo. Concordando sul fatto che nel piccolo schermo il cavaliere gioca comunque in casa. Mentre il faccione del professore è molto più rassicurante e convincente nel contato diretto con l'elettorato. Peccato solo che nel terzo millennio i comizi via etere raggiungano molte più persone di quelli dal vivo. Ma tant'è, la strategia concordata dai leader della lista unitaria è quella di cercare di spegnere la ribalta mediatica di cui Berlusconi approfitta. In che modo? Chiamandosi fuori dai duelli tv e facendoli perciò fallire a causa delle norme sulla par condicio che obbligano al contraddittorio.
Potrebbe essere Fassino a fare la prima mossa: rinunciando al confronto con il premier a Matrix, cioè sul campo avverso delle tv del biscione. Ma La vera incongnita è quella che riguarda il duello tra Prodi e Berlusconi. E a questo proposito in piazza Santi Apstoli si stanno impennando le scommesse sul boicottaggio da parte del professore.
Non che non ci siano controindicazioni. «Perché Berlusconi farà lo show - dicono nell'entourage prodiano - Capace che sale davvero sulla sedia vuota». Anche se in vero senza Prodi non potrà andare in onda. Al premier, per altro, la commissione di Vigilanza ha regalato anche la conferenza stampa finale negli ultimi minuti prima della chiusura della campagna elettorale. E in quell'occasione potrebbe inscenare il numero a colori contro lo sfidante che ha disertato il duello.
Le indiscrezione che si pretendono più informate vogliono che da dopo le primarie il professore abbia fatto ore e ore di simulazioni del duello con il cavaliere, anche nel suo ritiro di campagna sull'Appennino. Vero o no, di certo c'è invece che Prodi proprio non si fida: non solo non si fida di Berlusconi, ma non si fida dei cortigiani che ha in tutte le emittenti e dello stesso carrozzone televisivo. La palla sul duello è sul tavolo dei vertici Rai. Ma «tocchi a Vespa o a Floris, non è solo questione di conduttore»: Prodi pretende tali e tante garanzie rispetto all'esuberanza sfonda-schermo del cavaliere, che in un modo o nell'altro il confronto rischia sicuramente di abortire.
Per il professore, del resto, il piccolo schermo è un vero cruccio. E non da oggi, ma fin dai tempi del suo primo governo. Di recente il callo è tornato dolente. Anche quando si è tratto di nomine Rai concordate tra centrocestra e centrosinistra, Prodi si è alquanto lagnato con i suoi del fatto che Fassino e Rutelli avessero i loro nomi di ferimento non solo ai vertici di viale Mazzini, ma soprattutto nelle redazioni dei tg. Sempre a loro e ai loro portavoce il microfono e le telecamere - lamentava ad esempio il professore quando prima dell'estate Arturo Parisi lottava inutilmente Rutelli che voleva portare la Margherita fuori dalla lista ulivista - «mentre io e i miei finiamo nel solito panino». E' anche per questo che Prodi ha fatto non poco ostruzionismo alle intese bipartisan che riguardavano i vertici Rai.