POLITICA

Rosa boicottata dal senato

ELEZIONI
BIANCHI GIULIA,ITALIA/ROMA

Nessun sollievo per Marco Pannella, che tuttavia ha sospeso lo sciopero della fame e della sete per essere in forze al congresso della Rosa che comincia domani. Ieri di buon mattino l'assemblea del senato ha invece respinto (con 19 voti) la mozione dell'opposizione per modificare la legge elettorale sulla raccolta delle firme per presentare le candidature. Si tratta della norma contenuta nella nuova legge elettorale proporzionale in base sostanzialmente la sola Rosa nel pugno di Sdi e Radicali è costretta a procedere alle sottoscrizioni in calce alle proprie liste, a differenza di tutte le altre formazioni già rappresentate nelle aule parlamentari. C'è voluto un quarto d'ora per conteggiare l'esito del voto di palazzo Madama. I capigruppo dell'opposizione puntano il dito contro la gestione del presidente Marcello Pera. E dopo la controversa votazione la seduta si è svolta a singhiozzo. Anche l'opposizione, del resto, ha la sua parte di responsabilità. Le assenze nelle file del centrosinistra - lamenta infatti Pannella sul sito Radicalionline - hanno vanificato la mozione.

Oggi si replica a Montecitorio. Ma la maggioranza di centrodestra tira diritto. Ieri i radicali albergati nella Casa berlsuconiana (Benedetto Della Vedova e Marco Taradash) hanno rivolto un appello alla coalizione. Ma invano. Lo dimostra il fatto che il primo partito a essere penalizzato dal nuovo regolamento sulla par condicio (leggi a pagina 3) è proprio la rosa nel pugno.

Nel frattempo arriva invece da Milano la notizia che l'ex ministro della salute Umberto Veronesi potrebbe guidare le liste della Rosa in Lombardia. Si tratta per ora di indiscrezioni. L'oncologo milanese è in effetti da sempre vicino alle posizioni socialiste, e inoltre attestato sulle istanze di laicità e di libertà scientifica care ai radicali. Tuttavia anche i Ds si sarebbero fatti avanti con un'offerta di candidatura.

Quanto invece alle candidature in casa diessina, resta più aperto che mai il caso di Beppe Giulietti. Il deputato ex segretario dell'Usigrai non rientra nel novero delle 28 deroghe decise dallo stato maggiore per chi ha superato la soglia delle due legislature. Ma non è escluso che ancora possa essere ripescano al senato o alla camera proprio in virtù dell'eco dovuta alla sua esclusione e delle numerose personalità (a cominciare da Enzo Biagi) intervenute a chiedere la sua riconferma. «La mia presenza in parlamento resta in ogni caso secondaria alla necessità - si schermisce il diretto interessato - di non sottovalutare il tema della comunicazione che, nel nostro paese, anche a causa dell'anomalia rappresentata dall'attuale presidente del consiglio, rimane di fondamentale importanza e delicatezza».

In casa Ds, del resto, la coperta è cortissima. La nuova legge elettorale proporzionale impone un tagli drastico delle aspettative. Tra i 48 diessini rimasti fuori dal paniere di sono molte esclusioni eccellenti: a cominciare da diversi autorevoli esponenti schierati con il presidente Massimo D'Alema falciati per far spazio a nuove entrate di più leali al segretari Piero Fassino.

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