«Abbiamo definito i capilista», riferisce Francesco Rutelli congedandosi dall'incontro con Romano Prodi e Piero Fassino. Il leader della Margherita non aggiunge altro. Ma la quadratura significa che - salvo new entry indipendenti dell'ultimora - Romano Prodi guiderà le liste uliviste anche in Veneto: circoscrizione che era stata inizialmente affidata a Giuliano Amato, che ha però preferito declinare l'incarico per accomodarsi al secondo posto in Toscana dietro al Ds Vannino Chiti. Proprio l'ex presidente della regione Toscana è tra l'altro in predicato come capogruppo della Quercia a Motecitorio. Così almeno batte il tam tam del botteghino. Mentre a palazzo Madama si vocifera che sarà Anna Finocchiaro a prendere il posto di Gavino Angius, a sua volta indicato nel ruolo di vicepresidente dell'assemblea del senato.
Il quadro dei capilista sembra quindi definito: il professore nella gran parte delle circoscrizioni, Rutelli nel Lazio, Fassino in Piemonte, Abruzzo e al secondo posto in Lombardia, Massimo D'Alema in Puglia e Campania. Poi, via via tutti gli altri con una circoscrizione ciascuno: Mussi in Liguria, Bindi nel nord-est, Pollastrini nella seconda Lombardia. Tra le altre decisioni assunte ieri anche l'inversione dei capilista in Sicilia: Prodi in Sicilia orientale e Luciano Violante nella circoscrizione occidentale che comprende Palermo. Il capogruppo uscente dei Ds a Montecitorio si sarebbe fatto avanti per un incarico da ministro che lo stato maggiore della Quercia ha difficoltà a respingere, benché il dicastero della giustizia sia pressoché sicuro appannaggio di Rifondazione comunista con Giuliano Pisapia e il Viminale tocchi quasi di diritto alla Margherita.
Mentre il nome di Tommaso Padoa Schioppa prende credito come super-ministro dell'economia di un eventuale governo Prodi, che se ne fida sia personalmente che professionalmente, è invece sempre più nervoso e amareggiato Pierluigi Bersani: numero due in Emilia dietro il professore, continuamente proposto dai Ds per le sue capacità ma allo stesso tempo temuto e imbrigliato dallo stato maggiore del suo stesso partito.
Ma «ancora è presto», mettono le mani avanti dal Botteghino. Dove intanto si continua a cercare di dirimere il nodo delle candidature, reso assai più complicato dalla legge proporzionale che assicurerà ai Ds un numero di parlamentari ben più esiguo di quanto non avrebbe garantito il proporzionale: 120-130 alla camera e la metà al senato. La commissione elettorale dei Ds ieri ha chiuso il lavoro istruttorio sui criteri di composizione delle liste: dovrebbero essere riconfermati circa il 60 per cento dei parlamentari uscenti con un tourn over del 40 per cento. In serata si è riunito l'ufficio di presidenza per affrontare il problema delle deroghe, cioè la rielezioni di alcuni parlamentari scelti: da questo punti vi vista la nottata dovrebbe portare un ampliamento, dato che la maggioranza lamenta qualche posto in meno (19) in proporzione rispetto alle garanzie (9) offerte alle minoranze.
In casa della Margherita pare intanto schierarsi la vicenda di Pierluigi Castagnetti. Il capogruppo a Montecitorio è in cerca di riconferma è perciò preferisce il posto a gregario nelle liste uliviste (terzo in Emilia dietro Prodi e Bersani) piuttosto che un posto di giuda per le liste Dl al senato. Franco Marini, promotore di Castagnetti al senato, sembra aver fatto retromarcia: «Pierluigi è un amico - assicura - Troveremo una soluzione».
Nel puzzle delle candidature, la consorte di Fassino, Anna Serafini, continua ad alimentare tensioni nella Quercia calabrese. Nelle cui liste dovrebbe invece essere eletta al senato Rosa Calipari, vedova di Nicola, il funzionario dei Sismi ucciso nel viaggio verso l'aeroporto di Baghdad dopo la liberazione di Giuliana Sgrena. Sempre al senato, dal botteghino confermano anche la candidatura in Lombardia di Gerardo D'Ambrosio. Mentre la Maregherita si dice che stia corteggiando il direttore del Riformista Antonio Polito.