«Vogliono un Far west nel quale conti solo la capacità di spendere soldi e di occupare le tv», attacca Romano Prodi contro il tentativo berlusconiano di prolungare l'attività delle camere con evidenti finalità elettorali. «Per questo sono pronti a tutto - attacca il leader dell'Unione - Anche a uno scontro con il capo dello stato garante dell'unità della nazione». Carlo Azeglio Ciampi, del resto, è colui che in questo momento fa forse meglio dell'Unione la parte dell'avversario politico di Silvio Berlusconi. Perché in casa del centrosinistra il profilo della sfida elettorale è ancora piuttosto basso. Lo dimostra il modo in cui il professore stesso fronteggia la carica del cavaliere in cerca di rimonta. Prodi continua a salmodiare contro una maggioranza vuole evitare «regole precise per governare i comportamenti dei partiti e dei candidati». Insomma, ripete, «non vogliono le regole vogliono, piegare le istituzioni ai loro interessi».
Quindi?«Protestiamo e condanniamo la prepotenza del presidente del consiglio, del suo governo e della sua maggioranza», è la sola risposta che arriva dal quartier generale di piazza Santi Apostoli. Un po' poco, ma è la condotta scelta dal professore. «A loro noi opponiamo oggi e opporremo durante tutta la campagna elettorale la nostra serenità e la forza delle nostre proposte - continua Prodi - È di questo, di coerenza e di rispetto delle regole, che l'Italia ha bisogno».
Un messaggio che i capigruppo dell'Unione hanno tradotto con un secco no a qualsiasi proroga dei lavori parlamentari. «Casini ha chiesto l'opinione dei gruppi sul prolungamento dell'attività parlamentare e tutta l'opposizione si sta schierando nettamente contro questa ipotesi di proroga - spiega dunque il capogruppo del Prc Franco Giordano - Perché i decreti e la stessa `Pecorella' si possono fare anche a camere sciolte e la verità è semplicemente che Berlusconi vuole sfruttare questo tempo per iper-esporsi sui media».
Si tratta precisamente di questo. Berlusconi «ricorda chi chiede la giustificazione perché non ha fatto i compiti - osserva Francesco Rutelli - Ora vuole un paio di settimane di più per fare quelle altre due cose che gli mancano...Una cosa veramente modesta». Tuttavia, rispetto all'invasione mediatica di sua emittenza, il centrosinistra non ha ancora organizzato risposte. L'ipotesi che la sovraesposizione televisiva del premier si riveli controproducente, infatti, non è del tutto convincente. Allo stesso tempo, però, Prodi non cerca di rispondere sullo stesso piano. Il suo mantenersi defilato, spiega anzi Rutelli, «è una scelta, non è una distrazione». Secondo il leader della Margherita «è giusta la scelta di Prodi di preservarsi sui confronti che si fanno per il futuro» piuttosto che «concentrarsi sulle recriminazione del passato come si fa in televisione». Ciò non toglie che il professore «deve essere presente anche nella battaglia quotidiana».
Ma la spiegazione di Rutelli non basta a motivare l'effettiva sottoesposizione di tutta la coalizione. Un aspetto rispetto al quale cominciano a serpeggiare non poche preoccupazioni tra i tecnici dei partiti e dello stesso staff prodiano. Si tratta però dell'ennesimo capitolo di attrito tra il professore e i suoi alleati. «E' vero che siamo in ritardo, ma la colpa è dei partiti», rispondono nel quartier generale del professore per motivare il fatto che ancora non circolano manifesti e altra propaganda elettorale. La cosa riguarda come sempre i soldi: le risorse messe a disposizione dagli alleati secondo gli uomini del professore non bastano.
La tensione maggiore è ovviamente quella con Ds e Dl per la lista unitaria ulivista. E, oltre ai soldi, riguarda le quote delle candidature. A questo proposito ieri si è svolta a piazza Santi Apostoli una riunione presieduta dal consigliere politico di Romano Prodi, Ricki Levi, con Maurizio Migliavacca e Antonello Cabras per i Ds e Franco Marini e Dario Franceschini per i Dl. Si sarebbe messo a punto l'accordo secondo cui nelle liste dell'Ulivo alla Camera il 7% circa degli eletti dovrebbe essere espresso dalla cosiddetta «società civile», dal mondo delle associazioni e dai piccoli partiti. Del rimanente, il 62,38% sarà di competenza Ds e il resto della Margherita. Quanto ai capilista, Prodi dovrebbe guidare l'Ulivo in 13 circoscrizioni.