VISIONI

Groningen, il dedalo delle vibrazioni

CORZANI VALERIO,GRONINGEN

Stare a Groningen durante il Noordeslag Weekend, ti fa venire in mente città come Parma, Lecce, Trieste. Purtroppo l'associazione nasce non per empatia, ma per difetto. Nel senso che questi nuclei urbani , paragonabili per estensione a quello olandese, hanno altre ricchezze e altre bellezze da sfoderare, ma certo si sognano una densità di spazi per la musica così ben gestita. In un centro città che si gira tutto a piedi ci sono almeno trenta location (tra club, teatri, circoli culturali, pub) che programmano musica tutto l'anno e che nel weekend appena trascorso hanno accolto il foltissimo palinsesto costituito dalle proposte di due festival: l'Eurosonic (giovedì 12 e venerdì 13) e il Noordeslag (sabato 14). Se si tiene conto poi che quest'ultimo evento viene tutto consumato all'interno dell'Oosterport, il mastodontico complesso multifunzionale che accoglie anche le decine di seminari e di incontri che animano la manifestazione olandese, si capisce perché è diventato un punto di riferimento per il mondo della musica europea.

Gli addetti ai lavori che vi partecipano (tanti, quest'anno quasi 2000 provenienti da 32 paesi) arrivano per parlare e discutere di future tournée, di problemi della distribuzione o di come, ad esempio, viene impostato un progetto di marketing che riguarda un dj, di quali sono i criteri che condizionano la programmazione di un artista in un'emittente radiofonica, di come si possano sviluppare progetti di scambio tra festival . Tutte cose molto concrete insomma, anche nelle tavole rotonde che in altri contesti si perdono un po' troppo nei bla bla bla delle analisi teoriche.

Poi, la sera, c'è il bailamme dei concerti, 230 in tre giorni. Nomi inflazionati non ne passano. Quest'anno c'erano solo gli inglesi Editors, con il loro rock che guarda alla New Wave, nel disertato podio dei nomi rutilanti. Per il resto molti outsider e molte band che stanno proprio sulla rampa di lancio in attesa di un evento come Groningen per consacrarsi a livello europeo. In questo lotto ci sono sicuramente gli inglesi Infadels, i francesi Syd Matters e gli olandesi zZz. Questi ultimi hanno messo su una ditta al risparmio: fanno tutto in due. Voce e batteria da una parte, organo e tastiere vintage dall'altra. Molti echi «doorsiani», ma anche spruzzate di rock'a'billy e twist, il tutto rivisitato da due tipi come Bjorn Ottenheim e Daan Shinkel che hanno certamente ascoltato tutto l'ultimo trentennio musicale, prima di tornare ai sixties. Un progetto già maturo, un repertorio che convince e una presenza scenica debordante. Definizioni che calzano a pennello anche al pacchetto sonoro degli Infadels, i quali giocano sull'inflazionato cocktail tra elettronica e rock per sfoderare però un alchimia tutta nuova, molto glamour e insieme molto potente. Così come gli Overhead, passati da queste parti lo scorso anno, anche per quel che riguarda i Syd Matters si deve parlare di gruppo francese che ha scelto l'idioma anglosassone. Una scelta poco sciovinistica, ma molto efficace.

Del resto il loro rock ad alta tensione emotiva ha una panoplia di riferimenti ispirativi che arriva tutta dalla scena inglese: Wyatt, Drake, i Radiohead... Anche i nostri Afterhours hanno scelto l'inglese e sono venuti a Groningen a presentare il loro Ballads for little hyenas, distribuito in tutto il mondo da One Little Indian. Per Manuel Agnelli si è trattato in realtà di un ritorno alla matrice originaria degli After (gli album di fine anni ottanta e primi anni novanta erano appunto in inglese) e soprattutto di una prima convincente escursione live fuori dai confini del belpaese. Un set tirato, all'interno della confortevole sala grande del Grand Theatre, con la cover di The Bed di Lou Reed a far da spartiacque in un pacchetto di una decina di brani. Location molto più intima e anomala per i Subsonica, secondo gruppo italiano invitato quest'anno. Il gruppo torinese abituato oramai agli stadi e ai palazzetti, ha saputo ritrovare il proprio suono anche nella compressa atmosfera di un club da cento persone come il De Spieghel. I fan arrivati dall'Italia hanno carburato un set che metteva in fila nove brani. Canzoni oramai stranote in Italia come Colpo di pistola, Disco Labirinto, Nuova Ossessione hanno retto bene il filtro di un pubblico vergine, conquistando anche la parte di pubblico che non cantava i testi a memoria.

La concentrazione di club nel perimetro del centro di Groningen, permette agli astanti di fare la spola agilmente tra un set e l'altro e di affrontare così con molta non chalance lo shock climatico dei trenta gradi all'interno e dei meno dieci fuori. È una specie di battaglia navale molto creativa, nella quale ci siamo trovati a scoprire anche un'altra manciata di band degne di segnalazione. Buone vibrazioni sul fronte world con le conferme di gruppi come Amparanoia, 17 Hippies e Warsaw Village Band e la miscela inedita di un gruppo islandese, gli Steintryggur, capitanato dal batterista Sygtriggur Baldirsson (già Kukl e Sugarcubes) che media il retaggio tradizionale nordico, i beat dell'elettronica e quelli delle tablas. Fenomenali come sempre gli austriaci Bauchlang con la loro house a cappella e divertente, solo divertente, il teatrino electro-jazz del belga Dijf Sanders. Tre piccole oasi acustiche infine quelle preparate dallo svedese Thomas Denver Johnson, dalla finlandese Astrid Swan, dall'inglese Adem. L'ex-componente dei Fridge ha la fisionomia di un Moby intristito (il che è tutto dire) ed il suo set sonoro è davvero minimale con chitarre acustiche, piccoli vibrafoni, arpa e qualche voce assortita. Ma le canzoni di Adem hanno una grana perfetta. E un pallore che si accorda perfettamente al paesaggio invernale.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it