MONDO

Gli Usa chiamati in soccorso del criminale Gotovina

L'AJA
SCOTTI GIACOMO,ZAGABRIA

L'America salva Gotovina. E' il titolo di un servizio del settimanale croato Globus, sull'ex generale «eroe» Ante Gotovina, catturato il 7 dicembre scorso a Tenerife dopo 1613 giorni di latitanza in dolce vita e ora rinchiuso nel carcere di Scheveningen del Tribunale dell'Aja. Globus si basa su un documento del Dipartimento di Stato, «The Road to Dayton», nel quale si fornisce la versione Usa della guerra 1991-1995 nei Balcani sulla base delle informazioni dell'allora ambasciatore Usa a Zagabria, Peter Galbraith, dalle agenzie Cia, Nsa e Dia (Defense Intelligence Agency), il servizio militare di spionaggio. Nonostante gli Usa si opponessero inizialmente alla Operazione Tempesta che nell'agosto 1955 portò alla cacciata dei serbi dalla Krajina con la strage di migliaia di serbi e lo strascico di eccidi di civili rimasti, furono proprio i servizi militari di intelligence americani a dare una mano a quell'operazione. Così ora il governo di Zagabria, che finanzia gli avvocati difensori (fra i quali anche un americano) confida proprio nel documento Usa - non a caso desecretato il 21 novembre, 18 giorni prima dell'arresto di Gotovina - per salvare l'«eroe» da una pesante condanna. Il governo di Washington conosceva il rifugio dell'ex generale? Sapeva pure che egli sarebbe stato presto arrestato? Dallo stesso documento si deduce che gli Usa non dettero mai ufficialmente luce verde all'Operazione Tempesta, ma al tempo stesso si ammorbidisce la responsabilità del defunto Tudjman e dei suoi generali per i crimini nei territori «liberati», affermando che comunque con quella operazione venne affrettata la fine della guerra in Bosnia e instaurato «l'equilibrio delle forze» fra serbi, musulmani e croati, secondo i piani americani. Si rivela, inoltre, che gli Usa erano a conoscenza della decisione della Croazia di impegnare le sue forze anche in Bosnia contro i serbi, che furono infatti cacciati - come i musulmani - dalle milizia di Tudjman dall'enclave di Bihac, dalle regioni a ridosso della Dalmazia, Livno, Kupres, Duvno e dall'intera Erzegovina.

Sull'Operazione Tempesta in Krajina, l'opposizione americana fu solo verbale. Il 25 luglio 1995, rispondendo a un passo diplomatico di Galbraith, il governo di Tudjman promise che l'azione militare croata non si sarebbe estesa alla Krajina. Contemporaneamente i servizi di spionaggio Usa informarono che i Serbi della Krajina avrebbero opposto una strenua resistenza. La valutazione di rivelerà errata. Gli Usa sapevano che «la Croazia, per tutto questo tempo, aveva violato l'embargo sull'importazione di armi»; eppure non solo non mossero un dito per impedire l'afflusso di armi di contrabbando da Italia, Austria e Ungheria ma ne inviarono di proprie. Nel citato documento, infatti, subito dopo, si raccomanda ai funzionari americani di «non indagare, non raccontare in giro». Ma subito dopo l'intervento croato in Bosnia-Erzegovina, Tudjman si rivolse contro i serbi della Krajina che doveva essere «il suo più ambito trofeo». Nelle stesse ore in cui inscenava finte trattative con i leader serbi della Krajina per una soluzione pacifica, e dopo aver respinto un piano di pace proposto da Yasusi Akashi, rappresentante dell'Onu per i Balcani, Tudjman ordinò alle sue milizie di invadere la Krajina il 4 agosto. S'imbatterono in lunghe colonne di civili in fuga, in preda al panico. Quello stesso 4 agosto il Dipartimento di Stato, tramite Galbraith - ignaro che la Cia l'aveva coordinata? - invitò per l'ennesima volta Tudjman a fermare l'operazione, che invece continuò sanguinosa. Nel documento Usa si legge della bandiera croata lunga 25 metri issata sulla fortezza turco-veneziana di Knin: «Per la prima volta nella quadriennale guerra balcanica, i serbi sono stati le vittime di una grande offensiva militare....Nonostante gli inviti americani a non scatenarla, la vittoriosa offensiva dei croati ha drammaticamente cambiato la situazione in Bosnia».

Dal servizio di Globus, che parla anche del ruolo di un'agenzia militare americana «Mpri» in codice, si ricava però che furono proprio ufficiali Usa ad aiutare l'esercito croato; e basi aeree croate sull'isola di Brazza ed a Sepurine in Dalmazia furono usate da aerei americani senza pilota; prima dell'inizio della «Tempesta» i generali Gotovina e Kresimer Cosic furono ricevuti a Fort Irwine, centro di comando per addestramenti negli Stati uniti; pochi giorni prima dell'invasione della Krajina, Gotovina accompagnò gli addetti militari dell'ambasciata Usa per passare in rivista le truppe croate schierate per l'attacco sul monte Dinara.

E fu proprio nella base di Sepurine, nei pressi di Zara, rivela Globus che il vicedirettore della Cia, Tenet, incontrò il ministro della difesa croato Gojko Susak, il capo dei servizi segreti Miroslav Tudjman, figlio del «Supremo» croato, e Ante Gotovina. Pochi giorni dopo l'incontro di Sepurine, in quella base cominciarono ad atterrare gli Hercules americani con a bordo materiale di spionaggio, alcuni velivoli Predator pilotati a distanza, e una squadra di «consiglieri militari». A Tenet spettò tra l'altro il compito di verificare che la base fosse in grado di permettere alla Cia di seguire in tempo reale l'Operazione Tempesta e di fotografare dall'alto le fasi dell'operazione conclusasi in otto giorni, ma seguita per lunghi mesi da sanguinosi episodi di rappresaglia che portarono al massacro di un migliaio di civili serbi e alla distruzione di parecchie decine di migliaia di loro case dopo il saccheggio. Ora gli avvocati di Gotovina che forse ordinò quei massacri sono decisi a portare sul banco dei testimoni lo stesso Tenet ed altri vecchi padroni americani complici indiretti di quei massacri.

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