«Mi sono trovato spiazzato. Ero in attesa da mesi di una visita specialistica che ci avrebbe permesso di iniziare un ciclo di fecondazione assistita presso l'unica struttura pubblica che in Puglia effettua anche le tecniche più complesse, la fecondazione in vitro e la Icsi (iniezione di uno spermatozoo nel citoplasma della cellula uovo), quando mi è stato risposto che l'andrologo, con cui ero già in cura, non era più in servizio presso la struttura, l'Istituto Stefano De Bellis di Castellana Grotte. Il motivo? Il mancato rinnovo contrattuale. A distanza di due mesi non ho ancora visto un sostituto». Il direttore sanitario della struttura, Vincenzo De Filippis, si è detto disponibile a trovare un sostituto ma ha anche ammesso, come testimonia Michele D., che nel futuro dell'Istituto non ci sarà più la fecondazione assistita. Una scelta dovuta a quanto pare da una direttiva impartita direttamente dal ministro della Salute Francesco Storace.
«Una storia che appare davvero poco chiara», prosegue Anna Biallo, presidente della sezione pugliese dell'associazione onlus l'Altra Cicogna, che ogni giorno riceve telefonate da coppie di numerose regioni del sud, in lista di attesa a Castellana Grotte. Tutti sono preoccupati di quella che si può definire una progressiva e silenziosa dismissione del centro di infertilità. «Anche gli embriologi, prosegue Biallo, che assicuravano al centro di fecondazione in vitro l'attività del laboratorio non hanno avuto il rinnovo del contratto, ma nessuno ci dice le cose chiaramente. Ed i pazienti, circa cinquecento coppie, continuano ad attendere il loro turno, forse invano».
L'Istituto De Bellis è un ente di ricerca, che aveva attivato fin dal 1999, con il beneplacito del ministro Rosy Bindi, un progetto sulla diagnosi genetica di pre-impianto per la betalassemia, a cui negli anni, gli altri ministri, da Umberto Veronesi a Girolamo Sirchia, avevano affidato progetti finalizzati specifici sull'infertilità: dal congelamento degli ovociti, alle terapie ormonali. Poi, con l'entrata in vigore della legge 40, la diagnosi genetica sugli embrioni è stata vietata., nonostante i successi avuti con la nascita, la prima in una struttura pubblica, di una bambina nata sana pur da genitori talassemici. Inoltre, l'anno 2005 si è chiuso con un totale di oltre 700 trattamenti di PMA effettuati e un attivo per il bilancio secondo i medici dell'equipe. Ora, invece, il futuro, sia del progetto di ricerca che del servizio di fecondazione in vitro, sembra essere chiuso nel cassetto della direzione sanitaria dell'ente. Lì dovrebbe giacere un documento che arriva direttamente dal ministro Francesco Storace. Che chiede la chiusura dell'unità dedicata alla fisiopatologia della riproduzione umana. La motivazione, forse, il richiamo alla iniziale specificità dell'Istituto Stefano De Bellis, cioè quella di essere stato dedicato alla gastroenterologia. Anche il Commissario Straordinario dell'ente, Francesco Paolo Sisto, chiamato da qualche mese a sbrigare le vicende amministrative afferma di non aver visto questa comunicazione del ministro, tuttavia non nega che la questione esista. Infatti, si riserva di analizzare nei prossimi giorni la contabilità del servizio per valutarne gli aspetti economici e finanziari.
Ma i pazienti non ci stanno e l'associazione l'Altra Cicogna se ne farà portavoce presso l'assessore alla sanità della Regione Puglia per fare finalmente chiarezza.