Si farà la lista arcobaleno al senato. Verdi e Pdci sono i soli contraenti dell'intesa volta a presentare un cartello capace di passare il tre per cento nella corsa per palazzo Madama. Si sono invece chiamate fuori l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e l'Udeur di Clemente Mastella. Al vertice di ieri mattina - assenti i socialisti dello Sdi in polemica con il fatto che la Rosa nel pugno insieme ai radicali non è ancora mai stata legittimata ufficialmente - è invece tramontata l'idea di un richiamo comune intorno a tutti i simboli dei partiti che compongono l'unione. Mentre è stata fissata per il 28 gennaio la scadenza per le assemblee programmatiche regionali: una settimana prima di quella nazionale, qualora il calendario rimanga invariato. Romano Prodi ieri ci ha provato: il professore ha proposto l'idea di una cornice gialla intorno ai simboli di tutti i partiti che fanno parte della coalizione di centrosinistra; un bordo rotondo stile oblò o caramella polo, per capirsi. «Non sapevamo dove guardare», raccontano da Rifondazione comunista. Il leader del Prc Fausto Bertinotti ha infatti «respinto al mittente» la proposta. E senza neanche troppe cerimonie negli argomenti: il Prc e il Pdci hanno già simboli piuttosto simili - ha spiegato Bertinotti - aumentare gli accessori serve solo ad accrescere anche la confusione anziché a facilitare gli elettori. «Tutti o nessuno», al Pdci l'idea invece quadrava nel nome del vincolo unitario, ma solo finché non hanno obiettatogli gli altri comunisti. Nulla di fatto, quindi. «Eppoi proprio il giallo...», lamenta qualcuno: chi tirando in ballo i colori vaticani, chi ricordando il colore identificativo dei liberali in parte dell'Europa, chi limitandosi al pullman di Prodi alle primarie.
Vanno invece in proto le assemblee programmatiche: e non poteva essere altrimenti. E prende quota la lista Arcobaleno al senato. Non senza un tentativo, patrocinato soprattutto dai Verdi, di arrivare a liste unitarie di tutta l'Unione «in cinque regioni»: quelle più piccolo in cui può essere conveniente per tutti. I Verdi ne fanno un fatto simbolico di unità, benché si tratti quasi solo di una convenienza. Per la lista al senato, invece, è stato concesso l'uso di un Arcobaleno che evoca (ma non è) quello dell'Unione e che sarà accompagnato dal richiamo ai simboli dei due partiti.
Resta fuori Antonio Di Pietro, che lascia il vertice promettendo di presentare il gabbiano dell'Italia dei Valori in tutte le circoscrizioni per le due camere. Anche se è ritenuto assai più probabile che l'ex pm elegga i propri deputati sotto le insegne della lista unitaria ulivista, rimanendo in cerca di una soluzione per i senatori.
Resta fuori anche Clemente Mastella. Il leader del Campanile, in vero, è solito disertare i vertici unionisti. Ma il suo legato Mauro Fabbris non fa mistero delle difficoltà che intercorrono tra i centristi e il centrosinistra, con buona pace degli appelli allo «spirito di coalizione» lanciati dal leader Ds Piero Fassino. «Noi chiediamo che si tenga conto dell'Udeur - dice Fabbris - che in più regioni, per quanto riguarda il Senato, da solo raggiunge il quorum. Ma se non ci sarà un'intesa non vedo perchè l'Udeur debba correre in regioni dove è più difficile per lei raggiungere il quorum». Che tradotto significa una minaccia di non presentarsi in alcune regioni, lasciando così che gli elettori possano anche optare per la destra, qualora gli alleati non si facciano carico di eleggere i centristi.