Sul tema della cooperazione, è da segnalare il percorso che l'Unione europea ha formulato a partire dal piano di azione del 2001 per la lotta all'Aids, malaria e tubercolosi. Gli obiettivi primari rispondono a un'ottica di «salute pubblica»: intervento integrato per contrastare queste malattie; necessità di rendere più accessibili le diagnosi e i medicinali essenziali; sviluppo di produzioni locali, conformemente alla Dichiarazione di Doha. Inoltre si legano «prevenzione e cura» alla promozione di un investimento (in prevalenza) pubblico nella ricerca di nuove soluzioni preventive e terapeutiche contro le tre malattie, attraverso un partenariato articolato - comunità locali, Ong, istituti di ricerca, organizzazioni Onu e Banca mondiale - per un importo di 351 milioni dal 2003 al 2006. Di particolare rilevanza nella lotta all'Aids, la malaria e la tubercolosi è l'European and Developing Countries Trials Partnership (Edctp), il cui obiettivo dichiarato è accelerare lo sviluppo di nuovi e più adeguati farmaci e vaccini contro le tre patologie, con una speciale attenzione al rafforzamento delle capacità locali nelle fasi III e IV dei trials clinici nell'Africa sub-sahariana. Un modello da replicare anche su altri fronti.
Gli ultimi anni hanno registrato un incremento di interesse verso lo squilibrio fatale dovuto alla generale assenza di ricerca nel campo delle malattie legate alla povertà - è di recente approvazione da parte del Parlamento europeo una risoluzione (rapporteur il parlamentare inglese John Bowis) sulle malattie dimenticate. In queste settimane l'europarlamento sta vagliando la proposta della Commissione per il «Settimo programma quadro» (FP7) sulla ricerca e l'innovazione. I precedenti programmi hanno messo a punto 27 progetti sulle malattie dimenticate - schistosomiasi, leishmaniosi, filariasi. Altri 68 sono in fase di studio per l'approvazione.
Infine il commissario alla Cooperazione e Sviluppo Luis Michel, in un question time a novembre sulle malattie dei poveri, ha richiamato l'esigenza di considerare nuovi meccanismi per favorire la ricerca, e garantire una maggiore risposta della scienza ai bisogni dei pazienti nel mondo, ben oltre il feudalesimo fissato dai brevetti: «una questione da considerare molto seriamente - ha sottolineato Michel - accanto alle misure da intraprendere per controllare la povertà».