EUROPA

Trips, biopolitica letale d'occidente

WTO, MONOPOLIO SUI FARMACI SALVAVITA
DENTICO DONATELLA,USA/EUROPA

Idue principali registi della sesta Conferenza interministeriale del Wto - Stati uniti e Unione europea - avevano già messo in scena nelle ultime settimane lo stesso copione utilizzato due anni fa a Cancun: logorare il dossier dei brevetti sui farmaci salvavita come fumo negli occhi per eludere le nere previsioni che già alla vigilia accompagnavano questo ultimo summit di Hong Kong. Come in Messico nel 2003, l'approvazione della modifica all'accordo sulla proprietà intellettuale - Trips - volta ad assecondare la produzione di farmaci generici per l'esportazione, è stato reclamizzato in apertura di conferenza come un grande successo del Doha Round (il ciclo negoziale per la liberalizzazione degli scambi lanciato nel 2001 nella capitale del Qatar). In sintesi, un generoso gesto di distensione da parte dei paesi più ricchi verso i paesi poveri assediati dalle malattie, e inquieti su altri fronti negoziali: della serie, se non puoi convincerli, confondili! L'emendamento ai Trips, criticato duramente da un cartello mondiale di organizzazioni attive nel campo della salute, sancisce senza equivoci la politica di arretramento rispetto agli impegni assunti dai membri del Wto nel 2001 con la Dichiarazione di Doha. Essa affermava la sacrosanta prerogativa di ogni governo di privilegiare l'accesso alla salute, e ai farmaci essenziali, sui diritti di proprietà intellettuale. Lasciava però aperta una questione per nulla secondaria: come garantire la disponibilità dei farmaci salvavita ai paesi con scarsa, o nessuna capacità produttiva.

Solo un incidente di percorso

La Dichiarazione di Doha ha segnato comunque forse uno dei rari momenti di democrazia interna all'Organizzazione mondiale del commercio, ma era in qualche modo viziata dalla sindrome collettiva dell'antrace che - dopo l'11 settembre - aveva costretto Usa e Canada a validare licenze obbligatorie di produzione della ciprofloxacina in versione generica, in barba al brevetto della Bayer.

A Doha la superpotenza ferita, tra resistenze e colpi di scena negoziali , non riuscì a negare al resto del mondo le regole che con sfrontata fretta aveva assecondato a casa propria. L'amministrazione Bush dovette cedere, e la (allora) solidale Europa non ebbe altra scelta che stare al gioco. Quasi un incidente di percorso. Perché all'indomani di Doha Europa e Usa ordirono un negoziato senza esclusione di colpi contro gli altri membri del Wto, per riconquistare terreno in nome dell'idolatria brevettuale. Il ferreo sodalizio tra i due giganti del commercio mondiale riuscì a forzare un complicato meccanismo di procedure burocratiche sui governi, e di condizioni poste ai potenziali imprenditori farmaceutici, per smussare ogni entusiasmo sul facile uso delle licenze obbligatorie.

Canada, Norvegia e Unione europea (quest'ultima due settimane fa), si sono dotate di normative per adempiere alla soluzione adottata prima del vertice di Cancun. Ma nulla si è mosso realmente sul fronte della produzione di generici per l'esportazione, né questa soluzione risulta aver funzionato nei confronti dei paesi poveri. Sembra anzi che l'accordo abbia ingessato e reso più arduo l'acquisto dei medicinali da parte dei governi più bisognosi.

Il rischio è che la disponibilità di farmaci salvavita sia in diminuzione per il futuro, tante sono le verifiche e i controlli incrociati cui governi e produttori dovranno sottoporsi. Intanto, il rapporto 2004 dell'Organizzazione mondiale della sanità continua a snocciolare le insopportabili cifre di questa omissione globale di soccorso: 15 milioni di persone che muoiono ogni anno per malattie infettive - soprattutto polmonite, tubercolosi, malaria, diarrea e Hiv/Aids - 97% delle quali nei paesi impoveriti. Eccolo, il grande successo del Doha Round. La cavillosa creatività a protezione dei monopoli farmaceutici è ormai divenuta emendamento definitivo al testo dell'accordo Trips, con buona pace dei paesi africani che hanno dovuto accettarla. Gli Stati uniti, la Ue e l'europeissimo direttore generale del Wto, Pascal Lamy, considerano chiuso il caso, blindato l'accordo permanente.

Nemesi per apprendisti stregoni

Sorprende scoprire che proprio i demiurghi di questa soluzione, concepita in origine per i paesi afflitti dalle malattie di cui parla l'Oms ma applicabile nella pratica a tutti i membri del Wto, abbiano deciso di chiamarsene fuori. Fra questi, l'Unione europea ha formalizzato una restrittiva decisione sull'importazione di farmaci generici, in base alla quale la Commissione non intende avvalersi della soluzione adottata il 30 agosto 2003 per nessun motivo, neppure in circostanze di emergenze nazionali. La scelta europea - che vincola i 15 paesi del vecchio blocco, ed è in linea con quella di Stati uniti, Australia, Canada, Islanda, Giappone, Nuova Zelanda, Norvegia e Svizzera - è forse figlia di un imperscrutabile opportunismo diplomatico, ovvero di eccessivo assoggettamento alle pressioni delle aziende del farmaco. Sarebbe il caso, con lo spettro della potenziale pandemia da febbre aviaria in avvicinamento alle frontiere, che fossero informati non solo l'opinione pubblica europea ma soprattutto i parlamentari nazionali e quanti a Bruxelles poco o nulla sanno degli inquietanti risvolti delle decisioni europee in sede Wto. E i singoli stati membri dovrebbero discutere al più presto dell'accesso agli antivirali, visto che con questa decisione l'Europa si è messa nella condizione di dover sperimentare l'emendamento Trips anche sulla propria pelle. La pandemia aviaria, se verrà, pare così quasi un segno del destino, la nemesi per gli apprendisti stregoni, per l'ottusa soggezione di un'Europa liberista ai profitti delle multinazionali.

In tutto il mondo si va all'accaparramento di Tamiflu (nome scientifico oseltamivir), il farmaco della Roche che alcune pubblicazioni scientifiche considerano l'unico efficace a combattere il virus H5N1 dell'influenza aviaria. (In linea con le direttive europee, anche l'Italia prevede un acquisto di antivirali per il 10% della popolazione). Ma, dice l'Oms, nonostante l'allarme lanciato due anni fa, il mondo non è pronto ad affrontare l'eventualità di una epidemia mondiale. E la Roche, per altro, non può soddisfare gli ordini dei 50 paesi che si sono fatti avanti, malgrado le rassicuranti notizie diramate dal sito ufficiale.

Guai ai poveri!

in tutto ciò i paesi poveri, in un regime di monopolio - avverte l'Oms - non hanno alcuna chance di accesso ai medicinali esistenti. Ad onta di tutto la Roche non intende mollare e stipula accordi con partner generici per mantenere il controllo globale del brevetto. Ma, se per ora nessun paese si azzarda a introdurre licenze obbligatorie, è già partita la corsa al Tamiflu generico. L'indiana Cipla ne ha annunciato la produzione per 50.000 pazienti entro fine gennaio, la concorrente Ranbaxi l'aumenterà da metà 2006; da gennaio l'azienda pubblica thailandese Gpo comincerà a produrre oseltamivir generico, per nulla intimidita dalle minacce che già le sono pervenute dalla Roche in materia di brevetti.

Ma che se ne faranno i paesi europei di tutta questa concorrenza del mercato, se non possono importare generici in nessun caso, e si trovano vincolati ad accettare le onerose condizioni della Roche, ancora più odiose in tempi di stagnazione economica e finanza creativa? Gli stock acquistati dai detentori del brevetto sono costosissimi. Nell'eventualità di un'emergenza sanitaria, il mancato acquisto di farmaci adeguati potrebbe essere una scelta difficile da spiegare ai cittadini-pazienti.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it