CULTURA

Domus Aurea, naufragio annunciato

DI GENOVA ARIANNA,ITALIA/ROMA

Circa mille persone al giorno visitavano la Domus Aurea ma la celebre reggia dell'imperatore Nerone, oscurata per secoli da una damnatio memoriae che portò al suo interramento, era un monumento pericolante e non garantiva più l'incolumità dei suoi visitatori. Così il sovrintendente Angelo Bottini e il ministro Buttiglione, dopo venti giorni di intensi monitoraggi (partiti anche su richiesta di un'ispezione da parte dell'Ugl ministeri), hanno deciso per la sua immediata chiusura. Le copiose piogge di questi giorni hanno determinato la caduta di pezzi di intonaco e i tecnici, chiamati a monitorare le volte a botte che proteggono gli ambienti ipogei, hanno messo per iscritto che non c'era più da fidarsi. La diagnosi dell'architetto Antonello Vodret è stata chiarissima: le infiltrazioni stanno provocando un progressivo disgregamento della malta e diversi sollevamenti degli affreschi (sofferenti sarebbero quelli delle ultime stanze a oriente e sono già «in cura»). «Vorrei precisare - ha detto il sovrintendente - che al momento non abbiamo previsioni di crolli ma non possiamo affidarci alla buona sorte, sperando che non accada nulla. Credo che questo modo di agire sia una cattiva politica». E ha aggiunto: «Se non si impermeabilizza la parte sovrastante dei giardini del Colle Oppio, le acque piovane continueranno a produrre danni». I tamponamenti di emergenza non sono risolutivi di nulla. È inutile, dunque, restaurare le grandi aule se non si procede a un intervento più complessivo. Cinque milioni di euro servono per poter riaprire la Domus Aurea ma altri quindici sono necessari per evitare le infiltrazioni e risanare, una volta per tutte, una situazione di degrado.

Queste sarebbero le cifre chiamate in causa per il medio termine ma l'intera zona richiederebbe un piano di ristrutturazione in dieci anni con circa 130 milioni di euro (60 dei quali per la casa neroniana). E mentre la Domus Aurea s'inabissa nel suo buio, il Palatino - museo a cielo aperto, visibile in realtà solo per un suo venti per cento - sta per subire la medesima sorte: l'ultimo crollo relativo a una zona considerata sicura e percorribile dal pubblico (a novembre è venuto giù il muro di contenimento lungo una decina di metri, a pochi passi dall'Arco di Tito e per fortuna è accaduto all'alba, ndr.) ha richiesto l'avvio di approfondimenti cognitivi. E il sovrintendente Bottini non esclude che questo check up possa portare alla chiusura totale del Palatino, visitato da 3 milioni e mezzo di turisti all'anno. Una catastrofe, economica e culturale. Che non esclude di coinvolgere anche Caracalla, altro sito dallo stato di salute precarissimo.

Intanto, il dato certo è che la «dimora dorata», quel megalomane complesso di edifici ricalcati sui palazzi imperiali orientali, non è più agibile. L'informativa è partita in sordina ma poi ha avuto un'inaspettata pubblicità. Rocco Buttiglione ha enfatizzato la decisione della chiusura in una conferenza stampa e si è lanciato all'attacco dei suoi stessi alleati, tuonando così: «La questione non è più solo tecnica ma anche politica. L'Italia se la sente di essere un grande paese capace di gestire tale ricchezza patrimoniale? Chiediamo la solidarietà del governo e del parlamento affinché siano recuperati i 48 milioni di euro che sono stati tagliati dai fondi per i beni culturali dalla finanziaria».

Il problema di questo specialissimo sito archeologico si trascina da tempo: da quando, nel 1999, la Domus neroniana venne in parte restaurata con i fondi del lotto (1.800 i milioni di lire allora spesi), in attesa di un programma di conservazione e manutenzione futuro. Che non si è mai concretizzato, lasciando che quella fastosa residenza, riscoperta dagli artisti che si calavano nelle «grotte» per copiare i motivi decorativi (tra questi, Pinturicchio, Ghirlandaio, Raffaello) piombasse di nuovo nello stato di degrado precedente.

Per il senatore verde Sauro Turroni è inutile che il ministro Buttiglione lanci l'allarme se poi si dimostra impotente. «Invece di strillare - lo ha apostrofato - provveda a inserire nel maxiemendamento alla finanziaria i fondi necessari per salvare la Domus Aurea dalla rovina». L'opposizione è compatta nel denunciare la situazione gravissima e nel sollecitare il ministro a battere cassa da Tremonti. A piena disposizione si è dichiarato anche il sindaco capitolino, Walter Veltroni, che però sembra cadere dalle nuvole e ci tiene a sottolineare di non essere stato informato del «caso» dal ministero.

Riaperta in parte nel 1999 dopo circa vent'anni di sbarramento, con un grande battage pubblicitario, la Domus era agibile, fino a ieri, per un totale di 32 stanze su 150. Un percorso esemplificativo che attraversava alcuni degli ambienti più celebri: il ninfeo di Ulisse e Polifemo, la Sala della volta dorata, di Ettore e Andromaca, di Achille e Sciro e quella ottagonale. Adesso, su tutto, è calata la notte. Anche sui cinquanta lavoratori che vedono sospeso il loro posto, fino a data da definire.

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