«Bisogna dare atto alla perseveranza del ministro Prestigiacomo», blandisce Silvio Berlusconi al termine del consiglio dei ministri. Nonostante la contrarietà di alcuni signori ministri, infatti, ieri l'esecutivo ha dato il via libera al disegno di legge sulle cosiddette «quote rosa» perorato dalla responsabile per le pari opportunità Stefania Prestigiacomo. Il testo varato ieri è la fotocopia della proposta di cui la ministro azzurra aveva chiesto l'inserimento fin dalla riforma elettorale al vaglio del senato per il via libera definitivo. Proprio perché andava a modificare la legge di riforma del voto, provocando un deciso allungamento dei tempi di approvazione, l'emendamento era stato respinto per iniziativa dello stesso cavaliere. Berlusconi tiene infatti più di ogni altra cosa alla nuova legge elettorale; insieme a tutti gli altri esponenti del governo era perciò entrato in collisione con la ministro Prestigiacomo facendola scoppiare in lacrime.
«Piangerò di gioia solo quando il ddl sulle quote rosa verrà definitivamente approvato, perché quello di oggi e' solo il primo passaggio», osserva dunque Prestigiacomo. Perché in effetti il varo del ddl non significa affatto che abbia concrete possibilità di essere approvato: si calcola che abbia possibilità di essere approvato dal senato, ma per poi arenarsi a Montecitorio. I giorni di attività parlamentare a disposizione prima della fine della legislatura sono infatti pochissimi, dato che siamo anche nel pieno della sessione di bilancio per l'approvazione della finanziaria, che occuperà praticamente tutto il tempo di qui alla fine dell'anno. Tolta la manovra economica, il centrodestra è concentrato in primo luogo sulla legge elettorale. Che per il cavaliere - e anche per gli alleati - è la priorità assoluta, il solo mezzo per provare a non perdere le elezioni del 9 aprile prossimo. Al secondo posto nei desideri di Berlusconi c'è poi un ritocco alla par condicio che liberi la possibilità di fare spot in tv, ma l'Udc invoca prima il via libera alla legge sul risparmio (leggi sopra). Prestigiacomo, comunque, intende fare di tutto per la quasi impossibile approvazione del ddl. E si rivolge perciò in primo luogo alle opposizioni: «Cerchiamo un'intesa larga - invoca - visto che il riequilibrio della rappresentanza in parlamento è un dato troppo importante perché su questo ci si possa dividere» .
Il ddl prevede l'alternanza di genere di uno a tre (uno a due dal 2011) in liste che non possono comunque essere per più di due terzi composte da candidati dello stesso sesso. I partiti che contravvenissero a queste regole subirebbero una decurtazione fino al 50% del rimborso elettorale alla prima applicazione e l'inammissibilità della lista alla seconda. Proprio per questo, il ministro per i rapporti con il parlamento, Carlo Giovannardi, ha votato contro. Si sono espressi contro anche il ministro degli interni Giuseppe Pisanu e quello della difesa Antonio Martino.