POLITICA

Un professore con troppe classi

BIANCHI GIULIA,ITALIA

Prima le coop, poi i commercianti, di seguito gli industriali, infine i sindacati. Per Romano Prodi ieri è stata la giornata del gran consulto con le parti sociali. Con le quali, assicura il professore, «c'è identità di vedute» a proposito della «situazione preoccupante» in cui versa il paese e della volontà di cercare «insieme» una «strategia di uscita» che possa «riportare l'Italia a correre». Dai colloqui con il candidato premier dell'Unione emerge che il mondo cooperativo chiede la ricucitura della concertazione e i commercianti chiedono una riforma fiscale che avvantaggi la piccola e media impresa. Gli industriali si sono invece limitati ad apprezzare l'«ascolto» reciproco, mentre i sindacati invocano la difesa di pensioni e l'equità fiscale, ma sentendosi rassicurati di una rinnovata «lotta alla precarietà». Quanto basta a tracciare sull'agenda di Prodi appunti sparsi in ogni direzione.

«Nuovi strumenti di concertazione» e «lotta all'evasione fiscale», recitano le priorità esposte dal mondo cooperativo. A cui la Confcommercio aggiunge subito un ritocco alla riforma fiscale, capace in particolare di rilanciare il settore dei servizi e del turismo. Ciò detto, del professore si apprezza il metodo improntato al dialogo con tutte le parti. Un dialogo che con Luca Cordero Di Montezemolo finora è allo stato dell'«ascolto» reciproco e nulla più: come a dire che Confindusitra non ama più Berlusconi ma non firma cambiali in bianco nemmeno a Prodi.

Più dettagliate e dichiarate sono invece le priorità del mondo sindacale. Una riguarda le pensioni: «Abbiamo chiesto di rivedere la riforma - dice il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta - La questione dell'aumento dell'età pensionabile al 2008 è un problema». Risposta: «Prodi ha sostenuto che c'è il problema di valutare come si fanno gli aggiustamenti e la questione del Tfr va approfondita», riferisce Pezzotta. In secondo luogo Cgil, Cisl, Uil hanno sollecitato il leader dell'Unione a riequilibrare il carico fiscale «per pensionati e lavoratori dipendenti» e chiesto politiche di sviluppo e per il Mezzogiorno.

Guglielmo Epifani è comunque pronto a scommettere sul «valore che avrà nel programma la lotta alla precarietà intesa come condizione che non può essere accettata in una impostazione di altro segno della politica economica e sociale». Il leader della Cgil ne parla proprio in occasione della presentazione della campagna lanciata dalla sinistra Ds contro il lavoro precario. Un'iniziativa «particolarmente utile e appropriata» fa notare Epifani punzecchiando così le titubanze dello stato maggiore diessino, che ha preferito lo stile della cena di gala sul proprio programma economico. Quando invece, aggiunge Fabio Mussi, «la questione del lavoro precario deve essere uno dei punti centrali del programma di governo dell'Unione».

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