POLITICA

Le regole che avvelenano l'Ulivo

LEGGE ELETTORALE
BIANCHI GIULIA,ROMA

La commissione affari costituzionali del senato ha avviato ieri le votazioni sui 510 emendamenti alla nuova legge elettorale. Il centrodestra proceda a marce forzate verso il secondo sì alla riforma. L'Unione fa invece di tutto per rallentare l'iter legislativo. Tuttavia i riflessi del nuovo sistema di voto si ripercuotono inevitabilmente tanto sulla coalizione di centrosinistra quanto, ancor più, sull'area riformista - Ds e Dl in primo luogo - che dichiara di voler dar vita al partito democratico. Per il centrosinistra le conseguenze della nuova legge sono duplici. Sul piano dell'Unione il punto dolente è il senato. Il premio di maggioranza su base regionale per le coalizioni, ma con sbarramento al 3 per cento per le singole forze, mette in ambasce un centrosinistra fatto di molti piccoli partiti. Tranne Ds e Dl, tutti gli altri sono quasi esclusi. Solo il Prc è in una condizione intermedia, che garantisce rappresentanza attraverso le regioni più popolose. Le forze più piccole, invece, se concorressero con le proprie liste aiuterebbero la coalizione, ma non otterrebbero rappresentanza a solo vantaggio dei partiti maggiori. La qual cosa ovviamente fa gola a Quercia e Margherita, ma altrettanto ovviamente non va giù agli alleati. Si è perciò parlato di un cartello di tutti i soci di minoranza dell'Unione, se non fosse che i maggiorenti per primi hanno negato l'utilizzo del simbolo. In concreto la soluzione più proficua sarebbe che nelle dieci regioni più grandi la coalizione si presentasse con i simboli dei partiti, per correre invece nelle altre sotto l'insegna unica.

Si tratta però di un'ipotesi di scuola. Prima ancora del superamento delle gelosie e le competizioni interne all'Unione sarebbe infatti necessario valicare l'animosità tra Ds e Dl a proposito della lista unitaria e del progetto di partito riformista. L'oggetto del contendere è sempre lo stesso: la leadership sulla casa virtuale dei riformisti. Che la Quercia pensa per sé e per l'area liberal-socialista, mentre la Margherita rutelliana oggi enfatizza il decennale discorso prodiano sul superamento delle culture del Novecento. Ieri Europa accusava esplicitamente i dalemiani dei Ds di agitare lo spettro confessionale in funzione anti-Margherita e per far mordere il freno al progetto di partito democratico. La questione riguarda in primo luogo la lista unitaria per la camera, che quasi sicuramente avrà prodi a capo in tutte le circoscrizioni, ma si riflette anche sulla competizione per il senato. Il voto per palazzo Madama sarà infatti il solo in cui i due Ds e Dl si conteranno. Perciò i giochi delle liste per palazzo Madama sono forse ancora più aperti di quelli per Montecitorio. E non è da escludersi che chi vuol imbracciare più energicamente le insegne del proprio partito e della propria interpretazione del progetto di unità riformista - dai dalemiani ai prodiani - possa optare per il senato.

Rimane tuttavia l'incognita di una legge che la destra vuole approvare a tambura battente ma su cui pende anche la spada di Damocle delle riserve quirinalizie. La data dell'approdo in aula non è stata fissata, ma è facile che la destra lo spinga al voto anche senza aver concluso l'esame in commissione. Un'approvazione celere serve infatti anche ad avere il tempo di digerire l'eventuale stop del Colle. Per poi ripresentare il testo immutato.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it