Dopo tanti anni sono uscite dalle buste e dai bauli e hanno ripreso vita. Hanno ricominciato a recitare la loro storia, in mezzo ai pesci di Ventimila leghe sotto i mari o in fantasiose case dal sapore esotico per Ali Babà e i quaranta ladroni. Loro, le protagoniste, sono le marionette della compagnia romana dei Piccoli di Podrecca, «rinate» come star grazie alla passione di Giuseppina Volpicelli, burattinaia e figlia di Maria Signorelli che le salvò dalla dispersione, acquistandole insieme a bozzetti, attrezzi di scena e foto. Così, nella cornice bucolica di Villa Pamphili, la mostra La fabbrica dei sogni (a cura di Giuseppina Volpicelli stessa e Patrizia Veroli, visitabile fino al 22 gennaio) fa tornare in teatro personaggi dimenticati, come quei lottatori di Cack Caskan (1927-28) o i tre porcellini cicciottelli inseguiti dal lupo. E la mostra prelude a un futuro museo, sempre nel parco, nella Cascina Floridi, dove la collezione sterminata di marionette di Signorelli - i suoi creativi «fantocci» intanto sono esposti presso la Sala Santa Rita - potrà trovare una sistemazione e diventare patrimonio pubblico. «Le marionette - ha spiegato Volpicelli - hanno una personalità, costringono il manovratore a fare quello che vogliono loro, non è vero il contrario... Queste della compagnia Podrecca poi avevano un carattere deciso e sapevano fare tutto: si grattavano il naso, danzavano, saltavano e allungavano magari il collo di due metri (alcune erano manovrate da ben 36 fili, ndr.)». Vittorio Podrecca, che iniziò l'attività teatrale nel 1914 a Roma e la terminò nel 1959 quando morì durante una tournée (le sue duravano moltissimo, in America Latina addirittura undici anni), non era un manovratore di marionette. È stato un vero e proprio regista, figura nuova in quei primi anni del Novecento. Andava in giro con 35 persone al seguito, compresi gli orchestrali (cui, per problemi finanziari, a volte era costretto a rinunciare) e pretendeva dalle sue «signore» burattinaie che si presentassero sulle piazze in guanti bianchi e cappellino in testa: nessuno doveva pensare che fossero artisti «disgraziati».
La mostra si snoda in un percorso a scatola magica, con quattro sale: la prima, «Benvenuti tra i Piccoli» racconta la storia dei primi anni della compagnia, con Punch and Judy, La gazza ladra, Pinocchio; la seconda è un omaggio al «Varietà», il vero pezzo forte degli spettacoli (bellissimo l'Incantatore di serpenti); la terza, «Dal bozzetto alla scena» presenta circa trenta opere realizzate da artisti quali Bruno Angoletta, Duilio Cambelotti, Mario Pompei, Enrico Prampolini, Sergio Tofano. Scorrono a parete, i fondali per Cenerentola e Ali Babà. Nella quarta stanza, le marionette si preparano ai loro lunghi viaggi: svestite, escono dai bauli, cercano i costumi, pronte a salire sul treno. Ogni spostamento era leggendario: Podrecca era capace di portarsi dietro dieci tonnellate di materiali teatrali vari.
Chiude questa passeggiata fra le meraviglie una proiezione di filmati d'epoca che riproducono alcune performances delle marionette.