POLITICA

Prodi capolista, si tenta un vertice. Nervi tesi Ds-Dl

LISTA UNITARIA
BIANCHI GIULIA,ROMA

Pierluigi Castagnetti, capogruppo della Margherita e prodiano moderato, è categorico: «Sarebbe incomprensibile la dissipazione della così larga investitura che le primarie hanno dato alla leadership di Romano Prodi con una decisione che non prevedesse la sua guida in tutte le circoscrizioni». Come dire che il professore non ci pensa neanche a sottostare alle esigenze di partito degli alleati. E' il risultato delle primarie che lo consiglia: a lui, ma anche agli altri maggiorenti della coalizione. Per i quali tuttavia l'ambasciatore Castagnetti prospetta già una soluzione: «E' evidente che nelle teste di lista dovranno essere presenti i leader dei partiti che danno vita alla lista dell'Ulivo». Prodi capolista in tutte le 27 circoscrizioni ma affiancato dagli altri leader, sembra dunque la soluzione che si prospetta. E di cui si dovrebbe parlare in un vertice dell'Ulivo che il professore sarebbe intenzionato a convocare la prossima settimana: anche per appianare i dissapori tra Ds e Margherita nati in seguito allo scontro sulle candidature per la presidenza della Sicilia (leggi sotto).

E' dalla Quercia che arriva una richiesta di chiarimento sulla lista unitaria. «Ciò di cui abbiamo ora veramente bisogno è una carta politica di intenti che sostenga la lista - spiega il coordinatore Vannino Chiti - Della sua composizione, dei suoi capilista e della sua capacità di aprirsi alla società sarà bene parlarne in modo serio e non attraverso dichiarazioni degli uni o degli altri sui giornali». Ma proprio le tensioni tra i due maggiori alleati, e di Rutelli anche nei confronti di Prodi, potrebbero mandare a vuoto l'appuntamento intorno a un tavolo.

Da che c'è stata la rottura siciliana Rutelli non ha né visto né sentito i suoi alleati. L'ex sindaco di Roma è sul piede di guerra anche nei confronti di Prodi, accusato di aver spalleggiato la candidatura di Rita Borsellino. Ma è la tensione tra Ds e Dl che si sta propagando sul territorio. A Firenze - per esempio - il fatto che Massimo D'Alema abbia snobbato il saluto istituzionale al presidente diellino della provincia Matteo Renzi ha portato i dirigenti della Margherita a disertare un pranzo ufficiale con il presidente Ds.

In questo clima la questione della leadership della lista unitaria diventa ancora più difficile da dirimere. Anche i centristi, da parte loro, sarebbero interessati a non cedere tutta la scena al professore, ma lasciano che siano i nemici/amici diessini ad andare in avanscoperta. Tantopiù che in casa Ds il problema è duplice, dato che anche la leadership è duplice e spartita tra Fassino e D'Alema.

Tuttavia gli argomenti contro Prodi sono deboli. Gli alleati hanno infatti appoggiato l'idea che ci sia un riferimento al nome del professore nel simbolo del listone, così come sarà per Berlusconi e Forza Italia. Se dunque è sulla sfida di preferenze con il cavaliere che punterà tra le altre cose, allora tutte le obiezioni rispetto alla guida prodiana in tutta Italia vengono deposte automaticamente. Non a caso, per quanto i Ds dicano di sentirsi «più tranquilli se non c'è solo Prodi in tutte le circoscrizioni», via Nazionale dice che «non è una questione di vita e di morte e non c'è una posizione pregiudiziale». La qual cosa potrebbe aprire le porte al lodo Castagnetti.

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