MONDO

Etiopia, Zenawi scatena l'esercito

MANFREDI EMILIO,ADDIS ABEBA

Un camion militare di fabbricazione russa avanza lentamente, risalendo Meskal Flower Road, non lontano dalla Bole, la zona residenziale e dei negozi di lusso di Addis Abeba. A bordo decine di uomini della polizia federale armati di mitragliatori. Puntano le armi sulla strada, tenendo d'occhio tutte le piccole vie laterali. Davanti all'automezzo, grossolane barricate fatte di massi e copertoni bruciati rendono difficile il passaggio. Ad un tratto, sbucano decine di giovani, pietre nelle mani. Parte una pesante sassaiola contro i federali, che rispondono sparando ad altezza d'uomo. La gente scappa. Cerca rifugio dove può. Haimanot fa la cameriera in un piccolo ristorante affacciato sulla strada. È sconvolta, ha un attacco di panico. Le colleghe cercano di calmarla, mentre fuori gli spari si fanno più vicini. «Dov'è mio fratello?», urla. «Stava cercando di tornare a casa, dall'altro lato della strada, quando hanno iniziato a sparare». Poco più tardi, nel quartiere di Urael un autobus della compagnia dei trasporti della città è preso a pietrate dalla gente. La compagnia, controllata dal governo, è sotto tiro perché non partecipa allo sciopero generale nazionale indetto martedì sera dall'opposizione, dopo che l'esecutivo del primo ministro Zenawi ne aveva fatto arrestare l'intera leadership. Un plotone in tenuta anti-sommossa interviene per fermare l'attacco. I manifestanti scappano, si dileguano. I federali attaccano chiunque sia rimasto sulla strada. Entrano nelle case. Inizia un pesante rastrellamento, da Urael risalgono verso la zona di Kazanchis. «Ero a casa mia, che si trova proprio in quel quartiere. Durante l'ispezione sono entrati dentro», dice Daniel, ventidue anni. «Hanno sparato una raffica di mitra che mi ha colpito sulla gamba destra, in due punti», continua, sdraiato su un lettino insanguinato dell'ospedale Zewditou, nel centro del città.

Sin dalle prime luci del giorno, in tutta la capitale etiope sono rimbombati i colpi delle armi automatiche. Barricate sono state costruite a bloccare il passaggio in tutte le zone della città. Gli scontri sono arrivati sino alle porte dell'ambasciata inglese e francese. Moltissime persone, armate di tutto ciò che raccoglievano ai bordi delle strade, si sono confrontate con i reparti speciali dell'esercito e la sua artiglieria pesante. Al momento si contano almeno trenta morti e centinaia di feriti. Numeri destinati ad aumentare.

Testimoni che hanno chiesto l'anonimato hanno infatti riferito di molti corpi trascinati via dalla polizia, e che non hanno raggiunto gli ospedali civili. Continua e si diffonde dunque la protesta contro il governo etiope, accusato di aver truccato le elezioni e ora di avere ingiustamente carcerato coloro che dovrebbero guidare il Paese secondo la popolazione. Diversa la tesi delle autorità. Il ministro dell'Informazione, Berhan Hailu, si è dichiarato amareggiato per quanto accaduto, ma ha ribadito che tutta la responsabilità degli avvenimenti ricade sul principale partito d'opposizione, il Kinjit, reo di avere orchestrato un complotto contro le istituzioni etiopi. Di certo, i giornali locali sono andati in stampa ma non hanno avuto il permesso di essere distribuiti. Alcuni direttori sono agli arresti. Mentre cala la notte su Addis Abeba, risulta ancora impossibile capire cosa stia accadendo agli esponenti di punta di Kinjit, né cosa succederà loro. Invece si comprendono meglio, alla luce di questi avvenimenti, alcuni provvedimenti voluti dal primo ministro all'apertura dei lavori parlamentari, alcune settimane fa, quando i membri eletti dell'opposizione avevano rifiutato di sedere in un'Assemblea ritenuta illegittima.

La maggioranza si era affrettata a votare una legge che revocava l'immunità a tutti gli eletti che contestavano la validità del Parlamento, accusandoli di minacciare la sicurezza dello Stato. A seguito di questa revoca, ecco gli arresti di ieri. Reparti dell'esercito sono stati segnalati in entrata nella capitale, poche ore fa. Al momento non si hanno notizie di divisioni intenzionate ad opporsi alle decisioni governative, dunque si ipotizza sin da questa notte un ulteriore aumento della presenza di militari per le strade della città, nel tentativo di stroncare la rivolta popolare.

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