TERRORE DEI FASCISTI

Tra rock e politica Celentano da record

SBARIGIA GIULIA,ITALIA

Il venerdì dopo il debutto non c'è personaggio politico che non commenti RockPolitk, ognuno si esibisce con una battuta: da Rutelli a La Russa, dichiarazioni divertite e polemiche feroci e il direttore generale della Rai Meocci che finisce sotto tiro. C'è chi è «lento» e c'è chi è «rock», Adriano Celentano ha fatto centro. Il venerdì dopo il debutto si calcolano anche gli ascolti: undici milioni e 649mila persone incollate alla tv e la vertigine cresce e sfiora il 50% di share durante l'apparizione di Michele Santoro. «Adriano vorrei stare da solo», «Voglio un microfono mio», «viva la fratellanza, l'uguaglianza, la cultura e la libertà»: il monologo dell'epurato Rai e neo-ex-europarlamentare pronto a tornare su questi schermi con la sua troupe, ha fruttato a Raiuno cifre astronomiche per un totale di 14.977.000 spettatori. 24mila baci e Luciano Ligabue hanno fatto il resto. Adriano Celentano si accomoda di diritto nell'olimpo dell'auditel. I pubblicitari stappano lo champagne eppure a viale Mazzini la situazione è tesa. Il direttore di Raiuno Fabrizio del Noce, fedele alla sua linea, commenta laconico: «È qualunquismo di sinistra», non aggiunge altro, ma tutto lo stato maggiore di viale Mazzini, da Clemente Mimun a Guido Paglia e Alessio Gorla gli fa eco. Il ministro delle comunicazioni Mario Landolfi si lascia andare a una battuta infelice: «Sono contento di non aver deciso di aumentare il canone a questa Rai. Quella di ieri è stata una trasmissione ciofeca». An chiede la testa del direttore generale di Viale Mazzini - la sua presenza in prima fila e il duetto con il Molleggiato in diretta tv non sono stati graditi - e pretende l'audizione mercoledì davanti alla commissione di vigilanza. Solidarietà al capo arriva dal consigliere Sandro Curzi e dai comitati di redazione del Tg1, Tg2, Tg3 e Raisport che in una nota scrivono: «I dati di ascolto di RockPolitik hanno premiato la scelta del direttore generale Alfredo Meocci: bene ha fatto a consentire piena autonomia espressiva a Celentano e a rivendicarne poi la responsabilità. Così si fanno gli interessi dell'azienda».

Forza Italia e Udc non riescono a mettersi mai d'accordo, neanche su RockPolitk. A Ferdinando Casini la prima puntata è piaciuta a Schifani e Tremonti invece no. «Ho provato molta amarezza per una trasmissione orientata politicamente», «si è sfiorato il confine tra satira e attacco politico», «questa è stata la conferma che in Italia c'è libertà di espressione», commenta il capogruppo al senato di Fi, e tutti i suoi in coro a ripetere che sì in Italia c'è libertà d'espressione. Evviva. In ballo c'è la riforma della par condicio che non convince l'Udc e il disegno ambizioso di Berlusconi di riscrivere le regole della tv a colpi di spot. Ovviamente il più esaltato di tutti è Michele Bonatesta: «una trasmissione «vergognosa», dice il senatore con un posto in commissione di vigilanza, ma «questo è il prezzo che si paga quando si è troppo permissivi».

Il Molleggiato è una macchina da guerra mediatica, non c'è dubbio, e giovedì sera ha battuto anche se stesso polverizzando il record del suo programma Francamente me ne infischio, che nel 1999 raggiunse il 42.29% di share. RockPolitik è dunque il pezzo migliore della sua artiglieria: è tra le trasmissioni più viste della storia della tv e pure tra le più chiacchierate. Il ragazzo della via Gluck, il discolo che nel 1987 invitava a scrivere sulla scheda elettorale «la caccia è contro l'amore», anche questa volta ha saputo leggere bene l'attuale congiuntura politico-televisiva italiana. Ha calibrato esuberanza e silenzi e con il solito ritmo sgangherato ha messo a segno il colpo più estremo della sua carriera.

Persino Bordon, preso di mira dal cante jondo di Crozza vestito da Gipsy king, si è divertito. Piero Fassino in versione virtuale, prima di regalarci la versione trash da Maria de Filippi, commenta nel forum dei Dsonline: «non si tratta di un manifesto politico, ma di un'opera di satira, di cui sorridere, non eversiva né pericolosa ma all'altezza del servizio pubblico» e nessuno si scandalizzi per le dimissioni di Santoro al parlamento europeo: «Si è dimesso da parlamentare europeo per tornare a lavorare e per togliere ogni alibi, vero o presunto, a chi non lo vuole far rientrare alla Rai. Il suo caso dimostra che non si deve impedire a nessuno di esercitare liberamente la propria professione». Sembra che l'unico a non aver visto la punta sia Romano Prodi, ma anche lui non può esimersi dal dire qualcosa: «Me lo hanno raccontato e mi hanno detto che è stato uno show di libertà, interessante».

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