Dopo La fiera dei serpenti, risalente agli anni Settanta ma pubblicato in italiano da Meridiano Zero solo l'anno scorso, ecco che il meritorio editore padovano pubblica un'altra opera di Harry Crews: Lucidi corpi (pp. 248, 13,50). Anche questa è stata scritta molti anni fa - in questo caso 15 - ma, come per il precedente romanzo, gli anni non gli fanno perdere un grammo della sua capacità di essere coinvolgente e graffiante. Protagonista del romanzo è Shereel Dupont, aspirante al titolo mondiale di body building femminile. Solo due cose possono impedirle di vincere il titolo. Una è Marvella Washington, un'altra concorrente che alla palestra ha aggiunto gli steroidi trasformando così il suo corpo non solo in una guizzante massa di muscoli, ma bensì in una enorme massa di muscoli. L'altra cosa che mette a rischio la possibilità di Shereel di vincere è la calata a Miami della sua famiglia, fidanzato compreso.
Eh sì, perché la famiglia di Shereel di cognome fa «Turnipseed» (come del resto Shereel stessa prima che l'allenatore le cambiasse il nome con qualcosa di più adatto all'ambiente) ovvero «seme di rapa» e arriva dritto dritto dalla Georgia. E come da copione sono tutti - il padre, la madre, i due fratelli e la sorella - purissimi «rednecks»: obesi, maleducati, razzisti. Per quanto riguarda il fidanzato, soprannominato «Nail Head», andiamo ancora peggio. Già si trattava di un individuo non equilibrato prima di andare a combattere in Vietnam, ma dopo che è stato là dove il suo principale compito era quello di infiltrarsi nelle gallerie e uccidere vietcong strangolandoli, è diventato un individuo pericoloso ed instabile, prontissimo, alla minima risposta sbagliata, ad estrarre il coltello e ad usarlo. E lo scontro tra i Turnipseed e l'oliato mondo del culturismo non manca di far faville fin dall'inizio, quando la sorellina Earline, diplomata in pronto soccorso, pensando che l'arrossamento e il gonfiore di un culturista intento ad una posa sia in realtà il preludio di un infarto, gli pratica la respirazione bocca a bocca mentre il resto della famiglia costringe il malcapitato a terra per la migliore riuscita dell'operazione.
Si potrebbe pensare dunque ad un romanzo sull'ossessione americana per il corpo: da un lato il culturismo che estremizza la dieta e la perfezione fisica; dall'altro l'incuria persino animalesca dei Turnipseed che trangugiano senza criterio dolci, polli fritti, whiskey. E in buona parte lo è. Shereel ha rinunciato al suo nome, ha sottoposto il suo corpo ad una durissima disciplina alimentare e fisica per vincere il campionato mondiale. Nient'altro ha per lei importanza, al punto da pregare il fidanzato - dispostissimo ad aprire qualche buco nella pancia dei giurati col suo coltello, se questo potesse servire - a non fare nulla e a stare buono e tranquillo per amor suo. Ma in un attimo il corpo per Shereel non significa più nulla di fronte alla prospettiva di non essere la prima e perciò, secondo tutto quello che le è stato inculcato dal mondo dello spettacolo, non essere nulla. E allora, di fronte all'assurda inflessibilità di questo mondo, il burbero folklorismo dei Turnipseed torna ad essere quasi umano e preferibile. Più significativo è il fatto che Billy Bat, l'incauto culturista oggetto delle indesiderate cure della famiglia, finirà per innamorarsi di Earline, vedendo nelle sue forme sovrabbondanti tutto il cibo che si è sempre costretto a non mangiare. L'amore tra i due è la resa del corpo perfetto - per i riflettori e le telecamere, non certo perché «più sano» - di fronte al corpo grasso. E a fare le spese di questa resa sarà proprio Shereel che ha annullato se stessa e le proprie radici per avere il corpo più perfetto del mondo.