POTERI

Unione, gli emendamenti della discordia

LEGGE ELETTORALE
BIANCHI GIULIA,ITALIA

Assecondare qualche emendamento che potrebbe destabilizzare il via libera alla legge elettorale da parte dei franchi tiratori della destra nel segreto dell'urna, oppure barricarsi sull'ostruzionismo? Questo è il dilemma sul quale si interroga l'Unione. E che sarà sciolto lunedì, dopo la manifestazione domenicale, nel corso di un vertice convocato da Romano Prodi con i leader e i capigruppo dell'opposizione. A chiedere di non privarsi anche dell'espediente tattico del voto sugli emendamenti a in particolare il leader della Margherita Francesco Rutelli. Il resto della coalizione, invece, a cominciare da Prodi e dai Ds, si dichiara alquanto scettico sulla concreta possibilità di poter impallinare la legge fino ad abbatterla; e teme piuttosto che tutto si risolva con modifiche ulteriormente peggiorative a una riforma che comunque il centrodestra pare determinato a condurre in porto in tutta fretta. Un via libera ritenuto così scontato che già l'Unione si disarticola sulle contromodifiche da adottare nella prossima legislatura in caso di vittoria: se infatti il presidente Ds Massimo D'Alema chiede l'inserimento della restaurazione del maggioritario nel programma di coalizione, il leader del Prc Fausto Bertinotti suscita il disappunto della Quercia dichiarando invece la propria preferenza per il sistema «proporzionale». Gli risponde infatti Vannino Chiti che i Ds sono da sempre per il «maggioritario a doppio turno», ancorché sulle riforme invochino la «maggioranza qualificata».

Lo stesso Rutelli, tuttavia, volutamente non rivela le sue preferenze in tema di future regole di voto. «Cerchiamo di bloccare questa legge senza guardare al dopo - dice - Se malauguratamente prevalessero loro, studiamo le eventuali, limitate contromosse per le prossime elezioni. In ultimo, valuteremo un'intesa per una legge migliore e corrispondente alle intese degli italiani». Parole che certo non corrispondono alla fermezza Ds sul maggioritario.

Tantopiù, dunque, si litiga sul da farsi nell'immediato. «Dobbiamo studiare bene la possibilità di far passare qualche emendamento a scrutinio segreto per inceppare il macchinario della nuova legge elettorale», osserva Rutelli spiegando che questo non significa «cercare di migliorarla» bensì utilizzare gli emendamenti come «grimaldello per tentare di disarticolare l'accordo nella Cdl». Ma l'ipotesi non convince gli alleati: in particolare a causa della persuasione che l'accordo interno alla destra è blindato, in quanto la riforma è il solo modo che consente di limitare i danni, e quindi consente ai singoli parlamentari di giocarsi la partita della riconferma con qualche possibilità. Perciò tanto prodi che i Ds sono assai più propensi al muro contro muro senza trabocchetti. E lo stesso vale per il Prc: «La nostra forza è stata l'unità », commenta il capogruppo Franco Giordano, secondo cui «è sbagliato costruire dei punti di accordo con le forze centriste della Cdl perché così si aumenta il loro potere contrattuale». Una posizione sostanzialmente analoga a quella espressa dal verde Paolo Cento, che vede bene un appello «ai delusi della Cdl per far votare le nostre pregiudiziali di costituzionalità», mentre giudica «velleitario» il tentativo di «creare delle convergenze tra le due anime centriste della coalizione».

Ma il rutelliano Renzo Lusetti controbatte che l'obiettivo dell'ex sindaco di Roma è «vincere» la battaglia sulla legge: «Per far saltare la proposta di riforma della destra non si tratta di intervenire nel merito - continua - Si tratta, invece sia di raccogliere nella maggioranza parlamentari delusi che votino a favore delle nostre pregiudiziali, sia di introdurre emendamenti che facciano saltare la riforma».

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