L'ULTIMA SCENA

L'Unione invoca le elezioni ma senza crederci

BIANCHI GIULIA,ROMA

«Noi continuiamo assolutamente a chiedere elezioni anticipate perché dobbiamo risparmiare al paese nove mesi di sofferenze». Romano Prodi ripete così - prima da Roma poi da Trieste - la parola d'ordine del voto anticipato decisa da tutta l'Unione: «Siamo sempre, sempre più fermi, perché quello che capita è incredibile - insiste il professore - Il paese è screditato ovunque. Nuove elezioni e un cambiamento di governo possono aiutare l'Italia a riavere un suo ruolo». Così a parole. Perché in vero il vertice dei leader del centrosinistra riunitosi ieri a Roma per prendere in esame l'avvicendamento al ministero del tesoro e la crisi che travolge il governo insieme al vertice di Bankitalia ha sostanzialmente escluso l'eventualità di convocare una grande manifestazione contro la manovra economia del governo e a sostegno del voto anticipato: ipotesi sostenuta in particolar modo da Rifondazione comunista, Pdci e Verdi.

«Quando le difficoltà di un governo e di una coalizione diventano patologiche, come è evidente in questo caso, il compito dell'opposizione è far cadere l'esecutivo», sollecita il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti arrivando al summit unionista. Formula che per il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, merita di essere tramutata in una manifestazione delle opposizioni contro l'esecutivo. Così come nel corso del vertice ha chiesto ai colleghi anche il segretario del Pdci Oliviero Diliberto.

Il resto dei partecipanti ha però chiesto di aspettare le prossime mosse dell'esecutivo, facendo di fatto cadere nel dimenticatoio l'ipotesi della mobilitazione di piazza. Lo ammettono dallo stesso quartier generale del Prc. «Del resto - osservano - sappiamo che ci sono sensibilità e tradizioni diverse. Se proponiamo una mobilitazione di massa sappiamo che Piero Fassino ci comprende, mentre Mastella o lo stesso Prodi hanno idee diverse su come sensibilizzare l'opinione pubblica».

La richiesta di elezioni anticipate, per quanto ripetuta, in questo modo non trova approdi concreti. Del resto, ragionano negli uffici prodiani, «per andare alle elezioni bisogna essere in due». E Berlusconi non sembra affatto intenzionato a dimettersi per anticipare il voto politico. Per altro, «figuriamoci se Ciampi scioglie le camere senza la finanziaria», ragionano ancora negli ambienti del centrosinistra. Perciò «le chiedono ma sanno che non le ottengono».

«Meglio prendere atto di questa crisi e andare al voto», sollecita comunque Piero Fassino la via attraverso cui poi «chi vince governa». Altrimenti, continua il leader Ds, «il rischio è di essere in condizioni di assoluta assenza di guida politica». Ma la richiesta di elezioni sembra ugualmente più un atto dovuto che una ferrea volontà dello stato maggiore del centrosinistra. Benché le indiscrezioni più malevole riferiscano di un Prodi e di un Piero Fassino che preferirebbero volentieri il voto politico a quello per le primarie, dove sul piano mediatico per ora è Bertinotti quello che catalizza maggiormente l'attenzione. Ma anche per questo Prodi e i colonnelli che lo sostengono nella corsa alla leadership tengono accese le polveri elettorali. Facendosi portavoce della richiesta di elezioni, infatti, il professore in qualche modo dà già per acquisita la vittoria alle primarie, comportandosi già come leader riconosciuto di tutta la coalizione a prescindere dall'esito delle primarie.

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