MONDO

«Il Vaticano protegge il generale Gotovina»

SCOTTI GIACOMO, DI FRANCESCO TOMMASO,CROAZIA/VATICANO

Ieri la Sala stampa del Vaticano e il governo croato hanno trasalito: il procuratore dell'Aja, Carla Del Ponte, in una intervista al Daily Telegraph, ha accusato il Vaticano di «proteggere la fuga di Ante Gotovina», uccel di bosco dal 2001, ricercato dal Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra commessi nell'«Operazione Tempesta» che portò nel 1995 alla cacciata dell'intera popolazione serba delle regioni croate della Lika, Kordun e Banovina ed al massacro, dopo l'operazione, di qualche migliaio di civili. Particolarmente dura la reazione del portavoce vaticano Joaquin Navarro Valls, per il quale la Del Ponte «non ha dato prove delle sue accuse». Lo scontro inedito riflette un interrogativo pesante: la denuncia, più che rivolta al nuovo «pastore tedesco» sembra coinvolgere lo stesso Wojtyla - che non nascose mai la sua simpatia verso la cattolicissima Croazia nella guerra interetnica nei Balcani, a conoscenza probabilmente di questo ruolo non proprio neutrale della Chiesa cattolica verso Gotovina. Tutto è cominciato a Londra, in concomitanza, anche, di uno strano atto terroristico compiuto da ignoti a Zagabria, ieri l'altro, all'Ambasciata britannica: un funzionario addetto al disbrigo della posta è rimasto gravemente ferito da un pacco bomba. A Londra, dunque, attraverso le colonne del quotidiano Daily Telegraph Carla Del Ponte è uscita allo scoperto. Il procuratore ritiene che il criminale di guerra sia nascosto da tempo in un monastero francescano della Croazia. Altre fonti dicono, invece, che sia ospite di un monastero francescano dell'Erzegovina, regione della Bosnia controllata dai croati, famosa nell'ultima guerra fratricida e, ancor prima nella seconda guerra mondiale, per i misfatti delle milizie croate neo-ustascia e ustascia. Molti aderenti al movimento filo-nazifascista avevano le loro basi proprio nei conventi da dove, grazie ad una fitta rete di connivenze che aveva base a Roma proprio in Vaticano, venne fatta fuggire poi tutta la leadership ustascia compreso il leader Ante Pavelic.

Per la Del Ponte, il Vaticano dovrebbe indicare «in pochi giorni» quale degli ottanta monasteri croati (in Croazia ed Erzegovina) offre protezione al generale ricercato, considerato dai neofascisti croati e, almeno fino a ieri, anche da gran parte dei militanti del partito tudjmaniano tornato al potere con Ivo Sanader, un grande «eroe nazionale» e come tale osannato ovunque. Inoltre il procuratore dell'Aja ha riferito pure di essersi recata in Vaticano nel luglio scorso, incontrandovi l'arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario di Stato. Il «ministro degli Esteri di Benedetto XVI» come lo ha definito la Del Ponte, avrebbe risposto alle sue pressanti richieste che il Vaticano non è uno Stato e pertanto «non ha obblighi particolari». Praticamente si è rifiutato di collaborare con un organismo delle Nazioni unite.

Violenta anche la reazione della Conferenza episcopale croata di Zagabria (riunisce anche i vescovi cattolici della Bosnia-Erzegovina) che, per bocca del suo portavoce Don Anton Sulljic, ha definito «inaccettabili» le accuse della Del Ponte al Vaticano, perché la Chiesa croata «non ha indizi su dove si trovi Gotovina». Il quale deve rispondere in particolare dell'uccisione diretta di 150 civili serbi e dell'espulsione forzata di circa 200 mila civili nell'estate del `95.

Sulla medesima linea del Vaticano e dei vescovi croati anche il premier Ivo Sanader, il quale ha peraltro ribadito la volontà di collaborare con l'Aja, ripetendo però che le indagini finora condotte dai servizi segreti croati «non danno la presenza di Gotovina in Croazia». E' peraltro molto diffusa l'opinione che proprio i servizi segreti croati, almeno fino a qualche mese addietro, abbiano protetto Gotovina, coprendo anche i suoi finanziatori.

La Chiesa croata, i vescovi croati (e in Erzegovina), non hanno mai pronunciato una parola di condanna di Gotovina, considerato anche da loro «eroe della causa croata». Per il «caso Gotovina» a primavera l'Ue ha bloccato i colloqui per l'ingresso della Croazia. Ma l'Austria ha rilanciato la campagna per l'apertura di colloqui, già in autunno, tra Bruxelles e Zagabria. La Del Ponte ha ribadito nei giorni scorsi - come del resto ha fatto per i ricercati serbobosniaci Ratko Mladic e Radovan Karadzic - che in assenza della cattura di Gotovina, l'Ue dovrebbe bloccare ogni ipotesi d'integrazione.

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