Mercato di Bariga, quartiere popolare di Lagos. Mercy si fa largo tra la gente che si affolla attorno ai banchetti di legno, su cui vengono vendute carne, pesce, verdure, in mezzo a sciami di mosche. Sotto i cibi scorre l'acqua putrida della fogna. La donna si incunea tra le decine di moto-taxi di fabbricazione cinese, fermi in attesa di clienti. Sale sul primo della lunga serie di furgoni Volkswagen, colore giallo senape e carrozzeria fatiscente, che sostano alla fermata. «Il prezzo di una corsa è salito a 50 naira (la moneta locale, ndr), 10 naira in più della scorsa settimana. E non è colpa dei guidatori dei minibus, ma dell'aumento sul carburante imposto dal governo la settimana scorsa», si lamenta la giovane, tra le braccia il figlio di una sconosciuta compagna di viaggio. La decisione del governo, guidato da Olusegun Obasanjo, di aumentare di un ulteriore 30% il prezzo del carburante in Nigeria è al centro di tutte le discussioni in questi giorni a Lagos, la più popolosa città della Nigeria, capitale commerciale dello stato. La gente è esasperata e ha partecipato in massa allo sciopero promosso dal Nigerian Labour Congess, il principale sindacato del paese, l'altroieri. «Sono sceso in piazza perché è inaccettabile che la Nigeria, principale produttore di petrolio dell'Africa e tra i primi dieci produttori del mondo, debba importare carburante», urla Sam, coordinatore di una Ong locale.
«Bisogna fare in modo di raffinare il petrolio che scorre sotto le nostre case, nella nostra terra, e smetterla di seguire i dettami dell'Fmi e della Banca mondiale», insiste l'uomo, dimenandosi nel suo abito nero tradizionale. Come lui, almeno un milione di persone (secondo le stime degli organizzatori) ha aderito alla manifestazione di Lagos. Il corteo si è mosso dall'enorme piazzale dello stadio nazionale a Surulere, per una volta sgombro delle centinaia di ragazzini che ogni giorno giocano scalzi interminabili partite di pallone, sognando un contratto che li porti in Europa. In testa alla manifestazione, a braccetto, hanno marciato il Premio nobel per la letteratura Wole Soyinka e il principale leader sindacale nigeriano, Adams Oshiomhole, sul cui gilet arancione si leggeva: «Stop all'importazione. Facciamo funzionare le nostre raffinerie. La volontà della gente deve essere rispettata. No all'aumento del prezzo del carburante».
Tutto intorno, nella prima manifestazione pacifica della storia sindacale del paese, cartelli e slogan contro le organizzazioni economiche internazionali e contro chi, all'interno del governo, ne favorisce le politiche. «È vitale che le risorse energetiche nigeriane vengano utilizzate in modo da produrre dei benefici per la popolazione», ha dichiarato al manifesto Adams Oshiomhole.
«Il governo, con le sue decisioni, sta aggravando i problemi strutturali già presenti nell'economia nigeriana. Noi andremo fino in fondo in questa lotta, fino a che il prezzo del carburante non scenderà. Oltretutto è intollerabile che l'aumento della benzina non abbia portando nessun tipo di beneficio al nostro popolo. Viviamo sul petrolio, ma i trasporti sono ogni giorno più cari, e in Nigeria nulla di statale funziona. Il carburante aumenta, mentre la gente è sempre più povera. Allora mi chiedo: chi beneficia dei nostri soldi?», afferma Oshiomhole, puntando il dito contro il governo federale nigeriano. «Questo governo sta modellando la propria politica economica e sociale sulla base delle indicazioni dei paesi e degli investitori occidentali. Ma è ormai sotto gli occhi di tutti come questa via economica neo-liberale sia colpevole della crisi che attraversa oggi il nostro paese. Se è vero che in Nigeria governa una democrazia, è giunto il momento di dimostrarlo, cambiando politica secondo i desideri dei nigeriani e non del Fondo monetario internazionale».
Ad Oshiomhole fa eco uno dei più noti intellettuali nigeriani, il Premio Nobel Wole Soyinka, affermando: «Il prezzo di petrolio e cherosene, che influisce sulla vita di tutta la popolazione, è stato incrementato arbitrariamente. Ora noi siamo qui semplicemente a domandare giustizia contro un atto di sadismo, crudeltà e deliberata insensatezza». A pensarla come lui, con le parole semplici della strada, a Lagos sono davvero tanti. Come Femi, benzinaio. «Una volta la gente faceva il pieno. Ora la benzina costa il triplo rispetto a due anni fa. I trasporti aumentano sempre, il mio stipendio rimane lo stesso».