Gentile Commissario,
la Direzione Generale Giustizia, Libertà e Sicurezza, di cui Lei - Vice Presidente della Commissione Europea - è responsabile, ha diffuso, lo scorso 22 luglio, per una cosiddetta consultazione pubblica con scadenza il 19 settembre, una «Bozza di raccomandazioni per gli Stati Membri per un codice di condotta delle organizzazioni non-profit per la promozione della trasparenza e della responsabilità», un titolo neutro per un documento che, pur non riflettendo «alcuna posizione ufficiale della Commissione europea», ha l'ambizione di concretizzare la raccomandazione speciale dei Ministri degli interni del G8 a Washington nel maggio 2004 nel quadro di proposte per prevenire attacchi terroristici. Si tratta di una serie di proposte anti - terrorismo per il mondo non-profit dell'Unione europea che pur se riconosciuto dalla Commissione come «indispensabile» é «stato sfruttato per finanziare il terrorismo e altri tipi di abuso criminale».
In sintesi, poiché tutto il settore é considerato «a rischio» vengono proposte una serie di raccomandazioni di supervisione per il settore non-profit, un codice di condotta per le associazioni (come preludio ad una sorta di «marchio di garanzia»), nonché un programm a volto a rendere consapevoli le stesse dei possibili abusi ad opera di terroristi, con tanto di catalogo degli «indicatori di rischio» per vedere se un'associazione sia la copertura o meno di attività terroristiche . Tutto questo senza fornire alcun particolare elemento a suffragio della gravità apparente del coinvolgimento del no-profit in attività terroristiche. E' un vero peccato che la Commissione, che pur intrattiene da molti anni, con alti e bassi, rapporti diretti con il mondo del non-profit, non abbia pensato di coinvolgere direttamente questa realtà per stilare anche solo una bozza. Se lo avesse fatto non avrebbe redatto un documento che si presta facilmente ad essere letto come una dichiarazione di incitamento alla sfiducia nei confronti del mondo non-profit. Che pensare infatti dell'invito al punto C.3, in cui si dice che «i cittadini che vivono nell'UE hanno la responsabilità di fare del loro meglio per verificare la buona fede dell'organizzazione che sostengono»? Si direbbe un vero e proprio rovesciamento dell'onere della prova, in cui settore non-profit e persino singoli cittadini sono tenuti a dimostrare che non sostengono il terrorismo: uno stravolgimento inaccettabile, dovrebbe ricordarlo ai Suoi uffici, dei diritti fondamentali codificati nella Carta UE. Se approvate, le raccomandazioni prevederebbero pesanti interferenze, lesive dell'autonomia e della libertà di associazione delle organizzazioni a cui sono destinate e, ci permettiamo di sottolinearlo, un effetto sicuramente nullo sulla lotta al terrorismo.
Ancor più gravemente il documento pare ignorare che la società civile, e il non-profit in particolare, con la loro cittadinanza attiva, partecipazione e impegno sono il migliore antidoto a nostra disposizione nella lotta al terrorismo. Sorvolo infine sul fatto che il documento è stato pubblicato sul sito Internet aperto per la consultazione solo in inglese, francese e tedesco e che la Direzione Generale non poteva scegliere stagione meno adatta per ricevere il maggior numero possibile di commenti e reazioni: il documento é stato pubblicato il 22 luglio e la consultazione si doveva chiudere il 26 agosto ed é stata prolungata fino al 19 settembre!!
La invito perciò a chiedere ai suoi servizi di ricominciare da capo, aprendo un dialogo immediato e diretto con il mondo del non- profit europeo, e magari ritirando il documento o almeno allungando sensibilmente i tempi della consultazione. Cordialmente.
* Presidente del Gruppo Verdi/ALEal Parlamento europeo