SBANKITALIA

L'Unione in allarme per la successione

BIANCHI GIULIA,ROMA

«Meglio tardissimo che mai». Almeno Francesco Rutelli non ha peli sulla lingua. A margine di un dibattito alla festa della Margherita a Porto santo Stefano, il leader dei centristi del centrosinistra è il solo che si congratula per il benservito di Silvio Berlusconi al governatore di Bankitalia. Non distante la posizione del socialista Ugo Intini, che propone una mozione parlamentare di sfiducia bipartisan per dimissionare il governatore di Bankitalia. «Questo - spiega l'esponente dello Sdi - è il metodo da seguire per sbloccare la situazione». Benché tutta la coalizione unionista consideri ormai al tramonto l'era di Antonio Fazio, tuttavia nessuno smania per accodarsi al cavaliere che ha finalmente rotto gli indugi. In parte per ragioni di impostazione generale, in parte per ragioni di interesse misto a opportunità. Che Fazio sia al capolinea, insomma, è dato praticamente per scontato. La partita che si apre è dunque quella successione.

«Per il bene del paese sarebbe giusto che il governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, si dimetta», sostiene il senatore Ds, Nicola Rossi, uno dei fedelissimi di Massimo D'Alema, esprimendo riserve sul fatto che «Fazio abbia avuto un comportamento istituzionalmente corretto». Per Rossi, qualora Fazio non accogliesse l'invito alle dimissioni avanzato dal ministro dell'economia Domenico Siniscalco, anche il titolare di viale XX settembre dovrebbe a sua volta «trarre le conseguenze». Una posizione analoga viene espressa anche dall'ex pm Antonio Di Pietro.

«C'è un tempo in cui prima delle persone viene l'interesse generale - argomenta invece Rutelli - Per questo, l'asserragliamento di Fazio in una posizione insostenibile farà male a lui, ma soprattutto al paese». Il leader della Margherita ricorda di non avere «mai avuto motivo di polemica o di asprezze nei confronti del governatore che, è bene ricordarlo, è al tredicesimo anno del suo mandato, fino a due anni fa». Per Rutelli la credibilità di Fazio si è incrinata con la vicenda Parmalat e «le due scalate parallele» degli ultimi mesi, in occasione delle quali è emersa una «familiarità» che ha portato il governatore a puntare «non su chi aveva i titoli migliori ma su una propria creatura, la Banca Popolare di Lodi».

Perciò il leader della Margherita rinnova anche da parte dell'opposizione l'invito a «fare un passo indietro liberamente, serenamente, sovranamente così da consentire al Parlamento italiano di fare una buona legge su risparmio». Quest'ultimo, tra l'altro, è l'altro bandolo della matassa che riguarda il sistema del credito, il ruolo della banca centrale e i confini del suo governatore. Ed è a partire da qui che, anche nell'Unione, le opinioni cominciano a divergere.

Tra mercoledì e giovedì scade in senato il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge sul risparmio, quello in cui il governo ha introdotto il mandato a scadenza di sette anni per il governatore. Sulla guida a termine per la banca centrale anche le opposizione si dicono favorevoli. Tuttavia il «teatrino» intorno alle procurate dimissioni di Fazio e alla sua successione preoccupa non poco una parte della coalizione unionista. In casa Ds ci si chiede ad esempio se il mandato a termine sarà retroattivo: se cioè sarà valido per l'eventuale successore che dovesse insediarsi al posto di Fazio nei prossimi mesi, a governo Berlusconi ancora in carica. E ci si chiede di conseguenza «quando e a opera di chi» Fazio verrà sostituito. Differente, ad esempio, la posizione del Prc Fausto Beritnotti, schierato fin dalle intercettazioni in difesa dell'autonomia della banca centrale dall'ingerenza politica. Per reputando al termine il corso di Fazio, il Prc chiede alla politica di tenersi un passo fuori dalla scelta della successione.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it