Appena arrivato ha dato un'occhiata al programma della prima parte di Ai confini fra Sardegna e jazz, imperniata su di lui, e con la confidenza che ormai intrattiene col festival è riuscito a rimproverare amichevolmente gli organizzatori, perché lo facevano suonare troppo poco. Così, a due giorni di master class per una settantina di allievi, e alle esibizioni previste, ha voluto aggiungere due set, uno in solo e uno in trio con due dei partner di Rava, Rosario Bonaccorsi, contrabbasso e Roberto Gatto, batteria, senza contare un'apparizione al termine del concerto della Big Band della Scuola Civica di Musica di Cagliari, diretta da Paolo Carrus e impegnata nell'interpretazione di brani del chitarrista. Metheny arrivò la prima volta a Sant'Anna Arresi nel `92. Tra il chitarrista americano e il festival sardo è nata subito una reciproca simpatia: Metheny ha apprezzato il clima informale, la cordialità dell'accoglienza e le scelte serie e ambiziose di una rassegna che vive senza complessi di inferiorità la distanza che la separa da Cagliari e dal «continente»; il festival ha trovato una star dal volto umano, disponibile, curiosa, appassionata al fare e dare musica. Così l'incontro si è rinnovato nel '94 e approfondito nel 2001.
È grazie a questa familiarità che il chitarrista ha accettato di mettersi in gioco nell'inedito quartetto Metheny-Salis-Angeli-Drake: un'idea di Basilio Sulis dell'associazione Punta Giara che organizza il festival, pensata sulla base di una serie di incroci. Salis era uno dei sardi del Meta Quartet a cui Metheny si unì nel corso del festival del 2001, e inoltre il pianista e fisarmonicista, da notevole intenditore di qualità melodiche, è da tempi non sospetti un grande estimatore di Metheny, di cui spesso evoca la musica nei propri concerti. Salis e Angeli hanno sviluppato una grande intesa in duo, come testimonia il brillantissimo album Ma.Ri.. Angeli e Metheny non avevano mai suonato insieme, ma in compenso Metheny nel 2001 a Sant'Anna Arresi era rimasto molto colpito da un solo del chitarrista di Palau, e dalla sua personalissima chitarra sarda preparata (ventole, pedaliere, martelletti e corde aggiuntive che ne fanno un ibrido fra chitarra, basso acustico, violoncello e batteria), di cui Metheny desiderò avere una copia. Angeli gliene consegnò una analoga a Cagliari nel 2003 (ma dopo il concerto di quest'anno, Metheny ha chiesto a Angeli di esibirsi, in duo, tre giorni dopo in fuori programma ad Alghero, dove Metheny si è di nuovo aggiunto al quintetto di Rava). Angeli e Drake lo scorso anno, sempre nella piazza del Nuraghe, si sono prodotti in un duo adesso in cd, Uotha, della neonata Nu Bop Records. Anche Drake non aveva mai suonato con Metheny, ma il batterista chicagoano fa parte di un ensemble di percussioni che comprende Paul Wertigo, suo concittadino e storico batterista di Metheny. Per decisione di Metheny i quattro salgono sul palco senza nulla di preordinato: durante le prove hanno suonato assieme un paio di pezzi giusto per mettere a punto i suoni. Iniziano con un episodio informale, poi Salis prende imperiosamente il comando con il pianoforte, fra taylorismi e accelerazioni ritmico-percussive, per poi venire fuori con il primo di una serie di momenti lirici e sognanti, ripresi dal repertorio di Metheny, pescando in particolare da album classici come American Garage e Still Life. Salis suona dentro il piano percuotendo le corde con le bacchette, sembra quasi in transe, è lui il mattatore. Ci sono sequenze di grande bellezza timbrica e inventiva, Salis offre una magnifica improvvisazione sulla fisarmonica, intensa e nervosa, poi accenna la meravigliosa Dear Prudence dei Beatles. Metheny riesce a ritagliarsi qualche spazio, per esempio per un rock-blues al vetriolo, ma è spesso in silenzio, per discrezione, ma evidentemente a volte non sapendo bene che pesci pigliare: hai un bel essere un musicista di prim'ordine, un cultore dell'avanguardia più audace, hai un bel aver inciso un album radicale come Zero Tolerance For Silence, e un altro con Ornette Coleman: ma se solitamente sei abituato a fare una tua musica che viaggia su binari ben avvitati, poi trovarsi alle prese con tre demòni dell'improvvisazione come Salis, Angeli e Drake mette a dura prova. Questa sua umiltà, questa sua aria di stare imparando, la bravura, il clima di grande libertà della performance creano una felice, bellissima serata.
Non sarà lo stesso col quintetto di Rava: il festival ha scelto di sacrificare anche al mainstream, e di ripetere, premiato da una folta e entusiasta presenza di pubblico, l'incontro del 2001 col trombettista italiano. Ma qui Metheny si ritrova relegato in un ruolo di comprimario, per quanto di lusso, e all'interno di un jazz assai più convenzionale, che non gli consente di essere un vero valore aggiunto. Ma quello che è più grave è che Rava sembra ormai vittima dell'idea di essere grande per definizione, mentre né il suo solismo, né la musica del gruppo, di cui peraltro fanno parte alcuni elementi eccellenti, Petrella al trombone e Gatto alla batteria, sono sempre impeccabili e avvincenti. Decisamente più gustoso il connubio con le Lunghe canne, con un bel momento di dialogo e intesa timbrica fra la chitarra di Metheny e le launeddas di Mariani.
Il festival, dal 24 agosto al 3 settembre, prevede la Little Huey Orchestra di William Parker, con Roscoe Mitchell, Braxton, Muhal Richard Abrams, Evan Parker e altre delizie.