POLITICA

Mafia, il processo a Mannino è da rifare

LANIA CARLO,ROMA

Sentenza annullata e tutto da rifare. Per Calogero Mannino è arrivato il momento della rivincita. Le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno infatti annullato la sentenza con cui nel 2004 la Corte d'Appello di Palermo lo aveva condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione dopo averlo riconosciuto colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa. Una sentenza che ieri i supremi giudici hanno smantellato, stabilendo però che l'uomo politico accusato da alcuni pentiti di aver stretto un patto con le cosche palermitane e agrigentine dovrà essere giudicato nuovamente dalla Corte d'Appello di Palermo. I riflettori stanno dunque per riaccendersi sopra uno dei grandi processi siciliani dopo quello al giudice Corrado Carnevale e al senatore Giulio Andreotti. Per i difensori di Mannino, gli avvocato Carlo Federico Grosso e Grazia Volo, si tratta di una vittoria che però li soddisfa solo a metà. Come aveva fatto ieri mattina il Procuratore generale Antonio Siniscalchi, anche i due legali avevano chiesto infatti l'assoluzione dell'ex ministro senza il rinvio a un nuovo procedimento. Anche così, comunque, la decisione presa dalla Corte presieduta da Nicola Marvulli consente a Mannino - assente dall'aula al momento della sentenza - di cantare vittoria. «Una volta un mugnaio esclamò: c'è un giudice a Berlino. Adesso io dirò che c'è un procuratore a Roma», ha detto l'ex ministro dell'Agricoltura. «La sentenza di condanna è stata annullata perché non è stata ritenuta legittima, a questo punto avrò da compiere un'ulteriore fatica, quella di affrontare un altro processo in appello. Pazienza».

Non sono bastati undici anni di indagini e processi (era il 1993 quando il nome di Calogero Mannino venne iscritto per la prima volta nel registro degli indagati) per dimostrare con assoluta certezza il patto che l'ex uomo politico della Dc avrebbe stretto con la mafia. Un punto che rappresenta il vero punto debole della sentenza di secondo grado. Basandosi su quanto stabilito in precedenza dalla sentenza Carnevale, i supremi giudici hanno infatti stabilito che, perché possa essere riconosciuto il reato di concorso esterno, occorre dimostrare che l'accordo fatto con le organizzazioni criminali «abbia un contenuto serio e concreto e determini l'effettivo rafforzamento o consolidamento dell'associazione mafiosa». Bisogna insomma provare in quale modo e quali vantaggi Mannino avrebbe procurato alle cosche in cambio dei voti promessi, cosa che invece non è stata fatta dai giudici della Corte d'Appello di Palermo. «Effettivamente - aveva spiegato ieri mattina il consigliere relatore Giovanni Canzio - alcune migliaia di voti si sono spostati su Mannino, nel 1983, ma non ci sono prove che vadano oltre la generica disponibilità da lui manifestata verso appartenenti a Cosa nostra». A essere in discussione non sarebbero dunque i contatti che Mannino avrebbe avuto con esponenti mafiosi (contatti «provati» per Canzio), ma manca la prova di una sua effettiva promessa di aiuto ai clan. Un concetto reso ancor più esplicito dallo stesso procuratore generale Siniscalchi: «La sentenza di appello ci dice tutto quello che Mannino avrebbe ricevuto dalla mafia, ma non ci dice nulla sul contributo che Mannino avrebbe dato a Cosa nostra». Tesi fatta propria dalla Suprema corte.

La palla torna adesso a Palermo, ma difficilmente i giudici di appello potranno ignorare quanto accaduto ieri a Roma. Ne sono convinti i legali di Mannino, che dopo aver fatto notare come la lunghezza smisurata del processo all'ex Dc, provano a ragionare sul futuro del processo dopo la sentenza della cassazione. «Sono stati stabiliti due principi di diritto a cui la Corte d'Appello di Palermo dovrà attenersi - dicono Grosso e Volo -: l'accordo con l'organizzazione, nel quadro del decalogo già stabilito dalla sentenza Carnevale e l'inutilizzabilità di sentenze non passate in giudicato se non come documento attestante il fatto». Due punti dai quali, secondo i legali, i giudici palermitani non potranno prescindere.

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