POLITICA

Addio a Riccardo Braghin, operaio speciale

SINISTRA
VIALE GUIDO,ITALIA/TORINO

Riccardo Braghin è morto improvvisamente venerdì 8 luglio. Nella sua vita ha avuto centinaia di amici a cui ha voluto bene e da cui è stato stimato e amato come a poche altre persone può capitare di esserlo. Era nato in Polesine, in una famiglia di contadini, e aveva raggiunto Torino ancora bambino insieme all'esodo che aveva spopolato le sue terre dopo l'alluvione del 51. Il padre aveva lavorato per anni come operaio alla Fiat ed era morto, come succedeva e succede ancora a molti come lui, pochi mesi dopo aver raggiunto la pensione. Riccardo era stato «addestrato» alla vita di fabbrica alla Scuola Allievi Fiat di via Dante e poi era entrato subito a Mirafiori, in tempo per partecipare alle lotte dell'autunno caldo. In poco tempo era diventato uno dei punti di riferimento della lotta operaia: «avanguardia», come si diceva allora, ovvero dirigente del movimento di base; poi delegato della sua squadra e ben presto dirigente di Lotta continua; a Torino e nella direzione nazionale. Aveva partecipato a tutte le iniziative di lotta alla Fiat, fino al blocco dei cancelli - i famosi «35 giorni» - del 1980. Per il suo ruolo nelle lotte era stato incluso nella lista dei 61 lavoratori licenziati dalla Fiat con la falsa motivazione di aver coperto o partecipato direttamente alle attività terroristiche che avevano colpito l'azienda; in realtà, per sbarazzarsi dei lavoratori più combattivi prima di effettuare la grande epurazione con cui la direzione si sarebbe liberata di lì a poco di ben 23.000 «esuberi».

Riccardo era stato tra i pochi a rifiutare la compensazione che la Fiat aveva offerto ai 61 licenziati in cambio della loro rinuncia alle vie legali; ma di lì a poco la magistratura avrebbe dato ragione all'azienda, privandolo in un colpo solo dei soldi e del posto di lavoro. Da allora era cominciata la sua nuova odissea - che lo avrebbe accomunato a migliaia di compagni nella sua stessa situazione - alla ricerca di una collocazione alternativa nel mondo del lavoro e nella società e di una soluzione per campare diversa dal lavoro di fabbrica, da cui il diktat della Fiat lo aveva escluso per sempre. Aveva, in successione, tentato un concorso per guardia forestale, fondato insieme ad altri compagni una società di ricerca sociale, partecipato a una cooperativa di trasportatori in gran parte formata da operai licenziati dalla Fiat, aperto un'impresa di commercio all'ingrosso di bevande, e creato una nuova piccola società per la distribuzione dei giornali. Con l'esperienza acquisita in quest'ultima iniziativa aveva partecipato al varo del Progetto Cartesio - tutt'ora l'esperienza più ampia di raccolta differenziata dei rifiuti urbani gestita da una cooperativa sociale - e promosso la qualificazione della sua società in campo logistico, fornendo assistenza tecnica a molte delle iniziative di raccolta differenziata in corso in Piemonte. Sua è gran parte del contributo alla redazione del manuale della raccolta differenziata della carta edito dal consorzio Comieco. Nonostante questa frenetica attività, Riccardo aveva continuato a mantenere e alimentare una fitta rete di contatti e di relazioni di amicizia con le persone incontrate nel corso della sua vita, impegnandosi a fondo nelle campagne a favore di Adriano Sofri e dando prova di una straordinaria capacità di ascoltare e mettere a proprio agio chiunque incontrasse. Amava i viaggi, le serate con gli amici, l'attività sportiva - era istruttore di immersione subacquea - e ha mantenuto fino all'ultimo una viva attenzione tanto per le grandi trasformazioni del mondo quanto per quelle minute che accompagnano la vita delle persone a cui lo legavano rapporti di amicizia o di lavoro.

Lascia, insieme alla madre e alla sorella, la sua compagna Teresa con il figlio Lorenzo a cui lo legava un affetto profondo e sereno. E centinaia di compagni e di amici la cui vita e stata arricchita dall'incontro con lui.

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