POLITICA

Pacs, Ruini ammutolisce la Margherita

LANIA CARLO,ROMA

Tutto in salita e perdipiù giocando sul terreno scelto dall'avversario. Dopo l'uscita del cardinale Ruini contro i Pacs, i patti civili di solidarietà equiparati dal presidente dei vescovi italiani ai matrimoni tra gay, per il centrosinistra la campagna elettorale per le politiche del 2006 non solo può considerarsi definitivamente partita, ma rischia anche di incentrarsi su temi capaci di spaccare lo schieramento. Come e più di quanto accaduto con la legge sulla procreazione assistita. Non è infatti un caso se tra le poche risposte arrivate ieri alla provocazione lanciata da Ruini, spicca per la sua assenza una qualsiasi presa di posizione da parte della Margherita. A difendere i Pacs, restano così in pochi: l'Arcigay (ma è scontato), i Ds e lo Sdi. E se anche l'adesione di Verdi, Comunisti italiani e Prc non si discute, è pur vero che senza dubbio quello delle unioni civili è uno dei temi che riscalderanno la battaglia elettorale. Se la spallata di Ruini aveva dunque lo scopo di saggiare la reazione dell'avversario, il cardinale ieri si sarà sentito più tranquillo: l'incubo di vedere l'Italia trasformarsi nella Spagna che legalizza i matrimoni gay sembra infatti svanito. Si affretta a rassicurare le gerarchie vaticane anche Piero Fassino: «Non dobbiamo andare a cercare Zapatero, piuttosto che Schroeder o Blair», dice infatti il segretario dei Ds, per il quale in Italia «abbiamo una Costituzione che riconosce la famiglia fondata sul matrimonio».

Diverso l'atteggiamento sulle unioni civili. L'unico disegno di legge sui Pacs esistente è quello presentato proprio dai Ds e sottoscritto da 162 parlamentari di centrosinistra. Impossibile dunque per il segretario non difenderlo. «Sono favorevole - spiega infatti - a che le coppie di fatto trovino una normativa che le tutela». Chiaro, dunque, che se il centrosinistra dovesse vincere le prossime elezioni, i Pacs andranno approvati. E allo stesso modo la pensa anche il senatore dello Sdi Roberto Biscardini, per il quale «il parlamento deve poter discutere dei Pacs in assoluta autonomia senza interferenze e condizionamenti della Chiesa». A loro si deve poi aggiungere Romano Prodi che per ben tre volte, in passato, ha bocciato i matrimoni gay dicendo però che «l'assistenza reciproca» tra partner è un'altra cosa, lasciando quindi intendere il suo consenso ai Pacs.

Tutti d'accordo dunque? Mica tanto. Al coro del centrosinistra manca infatti la voce della Margherita, dalle cui parti sembrano proprio suonare un'altra musica. Fatta eccezione per l'ex ministro della Sanità Rosy Bindi e l'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, infatti, l'acronimo Pacs sembra non riscuotere molte simpatie. Ufficialmente la questione non è ancora stata affrontata dal partito, ma si sa che l'argomento non piace alla solita coppia Rutelli/Marini, già vincitrice dello scontro sulla procreazione. E con loro ci sarebbero anche Nicola Mancino e Gerardo Bianco. Tutti elettoralmente molto attenti alle indicazioni provenienti dal Vaticano.

Sarà così anche per questo che ieri, fiutata l'aria, il presidente dell'Arcigay Sergio Lo Giudice ha sentito il bisogno di lanciare l'allarme: «Quando la politica si fa indicare la strada da una confessione religiosa, è a rischio la libertà di religione e sono a rischio le libertà individuali» ha avvertito Lo Giudice, che si è anche appellato ai politici perché si dimostrino capaci di difendere le istituzioni.



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