Il voto francese non ha fatto nascere una nuova Europa e perciò non c'è per ora molto da festeggiare. Ma per costruire quella che vorremmo possiamo dire che ora ricominciamo da tre. Primo: è stata sbriciolata l'arrogante sicurezza di élites politiche (non solo d'oltr'alpe) a tal punto incapaci di capire i loro stessi militanti da non riuscire a prevedere quanto profonda fosse la diffidenza per questa Carta che gli veniva calata sulla testa. E questo nonostante l'alta astensione registrata alle elezioni europee avrebbe ben dovuto avvisare di quanto poco piacesse l'Ue.
Secondo: è stato dimostrato che la critica al Trattato ben più che da fascisteggianti rigurgiti razzisti e attardati sciovinismi proviene dall'elettorato della sinistra parlamentare (PS, PC, Verdi) che a maggioranza - al 63% - ha votato «no» (quasi al 70% il rosso Dipartimento del Nord). Cui va aggiunto il pronunciamento compatto di quella extraparlamentare, in Francia consistente per via della presenza anche del movimento Attac.
Terzo: piaccia o no è una riflessione critica sulla lettera della Costituzione così come sulle politiche comunitarie che l'hanno ispirata è ormai all'odg, la rinegoziazione una reale possibilità.
Naturalmente ieri le migliaia di funzionari della mastodontiche istituzioni eruropee sono tornate alle loro scrivanie.SEGUE A PAGINA 4