Hotel Sheraton di Addis Abeba. Unico albergo a potersi permettere, finora, di fregiarsi della categoria luxury in Africa. Qui incontriamo l'ingegner Gizachew Chiferraw, uno dei membri del comitato esecutivo di Kinnjit, la Coalizione per l'unità e la democrazia, che è anche presidente del comitato sulle irregolarità elettorali.
Ingegnere, come andranno a finire queste elezioni?
Nonostante uccisioni extragiudiziali, arresti e ferimenti nei nostri confronti, voglio credere ancora nella possibilità di elezioni democratiche. Mi sento di delineare tre scenari. Se le elezioni saranno libere e democratiche, vinceremo e formeremo noi un governo. Se saranno abbastanza libere, non avremo la maggioranza assoluta, ma faremo una coalizione con altri partiti. Se invece ci saranno brogli sarà un disastro per la democrazia. Ma noi seguiremo tutti i procedimenti legali per ripetere le elezioni, perché è cio che chiede il popolo etiopico.
Quando e come è nato Kinnjit?
La coalizione è stata formata ad ottobre, tramite l'alleanza di quattro partiti politici, alcuni fondati più di 10 anni fa. Ciò che anima questa alleanza è l'idea di poter arrivare a un cambio di governo pacificamente, senza l'uso della forza o di alcuna forma di violenza politica.
Quali sono le linee fondamentali del vostro programma di governo?
La visione politica che ispira il programma di Kinnjit si basa anzitutto su di una premessa: che in Etiopia ci sia la possibilità, per la prima volta, di un cambiamento di potere politico pacifico, senza ricorso alle armi.
Cosa ci può dire sui vostri progetti di riforma economica?
Anzitutto, riteniamo di dover sconfiggere uno dei mali peggiori che affliggono l'Etiopia di oggi: le carestie. Noi riteniamo di poter sradicare il problema nel giro di 5-10 anni.
In che modo?
Abbiamo risorse e terra, e gente educata a lavorare molto. Ciò che manca sono le capacità di gestione nel governo. Liberare le energie e le risorse di contadini, commercianti ed intellettuali. Occorre trasformare l'economia dell'Etiopia, passare da un'economia quasi totalmente agricola, come ora, e giungere a un bilanciamento di attività economiche. E poi puntare sull'educazione, sull'istruzione, per avere persone preparate in tutti i settori. Investire nell'industria e nel terziario.
E la vostra politica estera?
Non è scollegata alla visione politica generale. Elezioni politiche e governo pacifici, andranno assieme ad una politica estera pacifica. La crisi con l'Eritrea sarà risolta pacificamente. L'ultima guerra non è stata voluta dai due popoli, ma dai leader politici.
Rivendicate il porto eritreo di Assab?
L'Onu aveva stabilito, al momento del referendum con cui l'Eritrea si è resa indipendente, che in caso di federazione con l'Eritrea non ci sarebbero stati problemi, perché l'Etiopia avrebbe avuto accesso al porto, mentre nel caso di una Eritrea indipendente il porto sarebbe dovuto andare all'Etiopia, come suo legittimo accesso al mare. Ci appelliamo a questo principio.