DESTRA

Partito unico, il cavaliere cerca verifiche

BIANCHI GIULIA,ITALIA

Macché Tony Blair. Silvio Berlusconi evoca sì il premier britannico - «come lui ho ascoltato e capito» -, ma guarda solo in casa propria. A Catania per sostenere la campagna elettorale del sindaco uscente Scapagnini, che è anche il suo medico personale, il cavaliere insiste infatti sul progetto del partito unico. Che è in parte anche una chimera, perché nella guerra di successione al premier ciascuno lotta per sé. Prima dunque Berlusconi apre la porta alle primarie, poi le derubrica. Così come dice che la Lega sarà della partita, ma anche no. A Catania, del resto, in ragione della legge elettorale siciliana, potrebbe accadere che la poltrona di sindaco tocchi al candidato del centrosinistra Enzo Bianco ma che la maggioranza vada alla destra grazie al fatto di essersi presentata divisa. Il voto nel capoluogo sicialiano, perciò, svolge un ruolo di cartina di tornasole, di verifica dei pro e i contro al partito unico.

Laddove la giurisprudenza regionale consiglia il partito più frammentato possibile, invece, il cavaliere rilancia la sua parola d'ordine: «La Lega mi stimola affinché il partito unico si faccia e Bossi mi sostiene - assicura il premier - Poi deciderà. Probabilmente deciderà di fare un accordo con il centrodestra». E quindi di non entrare nel partito unico. Come, per altro, sembra auspicare il ministro centrista Mario Baccini (funzione pubblica), molto vicino al presidente della camera.

Lo stesso Berlusconi, del resto, non fa veramente conto sulla Lega nel partito unico. Il suo obiettivo è soprattutto l'unificazione di An e dell'Udc all'ombra dell'ala protettiva azzurra. Ma con il leader centrista Marco Follini non ieri è stato mancato ogni incrocio, nonostante fosse a Catania in contemporanea la premier: «Gli manderò una cartolina», ironizza al riguardo Berlusconi. Per quanto concerne invece il Carroccio, il progetto politico del cavaliere punta probabilmente a stabilire un legame indissolubile, da trasformare solo successivamente in fusione.

Sennonché il progetto di partito unico è ancora abbastanza aleatorio e improvvisato. E lo stesso Berlusconi lo coltiva da un lato come via di uscita dalla crisi del centrodestra, dall'altro come rafforzamento personale: una volta dichiarandosi pronto a farsi indietro, l'altra dicendosi scelto dai suoi stessi alleati. Il cavaliere per primo, insomma, si mantiene cauto. Senza contare che sullo sfondo rimane aperta la controversa partita del Qurinale, tradizionalmente terreno di ogni forma di negoziazione anche bipartisan (e rispetto a cui da qualche ora è partita un'autorevole sirena di poteri informativi per una riconferma di Carlo Azeglio Ciampi, che non si sa a cosa voglia veramente preludere).

Primarie sì, primarie no, cambia invece idea il premier. Dalla sera alla mattina, Berlusconi dice sia l'uno che l'altro. Il cavaliere prima aderisce al sollecito che viene ad esempio dalla destra sociale di An riunita ieri a Roma. «Sarà un partito democratico - spiega - E con regole democratiche si sceglierà il leader». Poche ore dopo, invece, boccia la soluzione. Del resto, osserva, «se c'è un plebiscito generale non c'è bisogno di primarie...». E siccome sono «gli altri», non lui, a ritenerlo il più adatto alla leadership...

Ma, in vero, il nodo leadership è quello che maggiormente tiene in stallo il partito unico: i centisti ci puntano solo a patto di far emergere Casini, non meno di quanto An non coltivi le ambizioni del proprio leader Fini. Proprio in questa chiave i luogotenenti del leader nazional-alleato - come il ministro delle comunicazione Mario Landolfi - continuano a preferire l'ipotesi di «federazione» tra le forze del centrdestra: in modo che il peso specifico di An possa ancora farsi valere.

Ma il circolo vizioso si chiude di riflesso quando tocca i soci di minoranza del partito unico, dove scalpita il bisogno di identità del nuovo Psi, rassicurato perciò da Berlusconi attraverso l'evocazione di Bettino Craxi. Perché Catania è davvero un cartina di tornasole: un laboratorio per capire se rende nel dopo Berlusconi di più il partito unico oppure la coalizione frammentata.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it