CULTURA

Questione di reddito

MAYDAY
BRIA FRANCESCA, DI MAIO RAFAEL,ITALIA

Il nascente movimento dei precari ha posto la rivendicazione del «reddito per tutti» come elemento caratterizzante di alcune mobilitazione sul diritto alla casa, la mobilità, la formazione, alla condivisione della conoscenza. Ed è in questa chiara direzione che si muovono le Mayday di Napoli, Palermo, di Milano e di altre città europee, dove confluiranno moltissime realtà che ritengono centrale legare la propria condizione di precarietà alla rivendicazione di un reddito garantito e universale. E' un dato consolidato, la crisi dell'attuale sistema di welfare state, che non riesce, oggi, a dare una risposta sufficiente alle forme di lavoro «flessibile», cioè precario che subiamo. In questo quadro si delineano, relativamente a possibili nuove politiche di sostegno sociale, due campi di lotta teorico-politica. Da un lato la posizione neoliberista e anche neoregolazionista che approda ad un reddito minimo di sussistenza e a forme di flexicurity. In questi casi il reddito minimo è concepito come sussidio di disoccupazione per coloro che l'economia decreta come esterni alla produzione, come nel caso della legge regionale campana proposta dalla giunta Bassolino o delle diverse proposte fatte da Renato Brunetta rispetto al mutuo per la casa per i precari. In questo quadro possiamo sostenere che le diverse forme di flexicurity sono tutte inserite dentro la compatibilità e la governabilità del modello di sviluppo capitalista e delle nuove forme di organizzazione flessibile del lavoro.

Del resto, come sostiene Ton Withagen (OSA/Institute for Labour Studies, Tilburg University, The Netherlands) la flexicurity è una strategia politica che cerca di rilanciare la flessibilità del mercato del lavoro, garantendo allo stesso tempo la sicurezza sociale per i gruppi sociali più deboli. Il termine flexicurity è quindi in linea di contimuità con i processi di compromesso sociale made in Europe e chiarisce il senso dell'operazione di restyling del modello sociale europeo. (Il nesso flesibilità sicurezza è stato definito in una serie di summit della Ue a partire da Essen 1994 fino a Lisbona 2000, mentre l'obiettivo di perseguire un nuovo equilibrio tra flessibilità e sicurezza è diventato il cuore delle politiche del lavoro europee. La flexicurity trova come sua prima disposizione legislativa il flexibility and security act" che è in vigore dal primo gennaio 1999 in Olanda).

Posizioni alternative a questa, rivendicata da molti movimenti sociali e che hanno portato alla costruzione delle manifestazioni nazionali in Italia con la piattaforma «reddito per tutti» (22 novembre 2003 e il 6 novembre 2004), hanno posto con forza invece la necessità dell'introduzione di un reddito universale sganciato dalla prestazione lavorativa.

Il reddito garantito va quindi visto in una prospettiva dove emergono i contenuti sociale e relazionale del lavoro precario. Dalle imprese fino all'ultimo staff di ricerca e studio su innovazione tecnologica e comunicazione non si fa altro che parlare di «valorizzazione del capitale umano», cioè di mettere a profitto quelle capacità, conoscenze, abilità che non necessariamente passano attraverso il classico curriculum delle esperienze lavorative, ma che si costruiscono oltre il lavoro, nelle dinamiche sociali, nelle esperienze e nelle abilità relazionali, creative, comunicative. La comunicazione diventa quindi spazio di produzione. Viviamo in un mega ipermercato globale della comunicazione dove ogni nostro gesto, ogni nostra parola, innovazione, creazione e socialità è inglobata, sussunta ed interiorizzata dalla valorizzazione capitalistica. Per questo riteniamo centrale rilanciare oggi con maggiore forza la questione del reddito incondizionato, a partire dal riconoscimento del «tempo di lavoro» oltre il lavoro, a partire da una netta e decisa strategia di attacco ai profitti e di redistribuzione delle ricchezze, da noi prodotte ma gestite da altri. Per questi motivi, ci interessa sedimentare processi di autorganizzazione capaci di rinnovare le forme della politica e della rappresentanza sindacale, ma sopratutto in grado di costruire quel rapporto di forza reale che riesca a trasformare l'esistente. A partire dalla rivendicazione di un reddito garantito, incondizionato ed esteso a tutti.



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