NON SE NE FA UN ALTRO

Un papa meno papa che torni a Giovanni XXIII

L'ALTRO PAPA - DON GIOVANNI FRANZONI *
LANIA CARLOVATICANO

Visto dalla fine della via Ostiense, alla periferia di Roma, quanto sta accadendo in queste ore al Vaticano è qualcosa capace ancora di suscitare speranza. Non è affatto scontato. Qui, infatti, in alcuni locali presi in affitto dalla vicina Basilica di San Paolo, da più di 30 anni trova ospitalità don Giovanni Franzoni, il benedettino sospeso a divinis nel 1974 dopo aver invocato libertà di coscienza per i cattolici nel referendum sul divorzio. Trent'anni dopo, don Franzoni non ha perso il vizio ed è tornato ancora a chiedere la stessa libertà per i cattolici, questa volta per il referendum sulla procreazione assistita. «Per fortuna però - dice - almeno per ora non ci sono state reazioni negative da parte del Vaticano». Prete ribelle Gianni, come lo chiamano tutti, guida la comunità di San Paolo e ogni domenica nella sua parrocchia «dissidente» celebra messa davanti a un centinaio di fedeli.

Don Franzoni, cosa si aspetta dal Conclave?

La speranza è di poter finalmente riprendere quanto era stato iniziato con coraggio da Giovanni XXIII, un papa decentratore, un papa che non si poneva in modo autocratico al centro della cristianità e dello stesso ecumenismo. In questi giorni si è parlato di Giovanni Paolo II come di un papa molto ecumenico. E' vero, lui ha lanciato segnali di interesse verso le altre chiese, ma sempre ponendosi al centro del dialogo. Non ha favorito il consiglio ecumenico delle chiese, quel consiglio nel quale la chiesa cattolica romana non è mai entrata perché avrebbe significato riconoscere pari titolo alle altre. Ecumenismo in questo senso significa annessione, sottomissione, sia pure fatta con una carezza. E le altre chiese questo non lo accettano.

Quindi il suo giudizio di Wojtyla è negativo?

E' stato un pontefice che ha esercitato il papato in senso accentratore, ripristinando compattezza, rigidità e autoritarismo nella chiesa. Sia all'esterno che all'interno, dove ha represso ogni forma di pensiero diverso, ha decapitato completamente la teologia cattolica togliendo la cattedre, insegnamenti, la direzione di riviste a tutti più importanti teologi. E per farlo ha usato il cardinale Ratzinger.

Eppure almeno un punto in comune con Wojtyla lei l'ha avuto, penso alla contestazione della guerra in Iraq.

Se è per questo non solo la guerra in Iraq. Quando Sharon venne a Roma lui disse: «Non muri ma ponti» e mi parve talmente esplicito, così fuori dai canoni... Ogni papa in passato si è pronunciato contro la guerra, però sembrava quasi che la condanna dei conflitti facesse parte del ruolo. Wojtyla è uscito dai linguaggi diplomatici e si è espresso con molta durezza e forza contro la guerra e questo gli va riconosciuto.

Nel `65 partecipò in qualità di abate dei benedettini al Concilio Vaticano II. Che ricordo ne ha?

Fu un momento molto intenso perché si respirava un'aria di innovazione talmente forte che nessuno pensava sarebbe stato possibile fermare. Invece tra le pieghe dei documenti conciliari c'erano già nascosti i germi di una possibilità di blocco. Forse fummo degli ingenui, fatto sta che per amore dell'unitarismo si consentì che i documenti riformisti fossero inzeppati di se e di ma: se i tempi lo consentono, se i tempi sono maturi, se il vescovo lo consente si fanno i sinodi, il consiglio presbiterale, il consiglio dei religiosi, si convocano i laici. Tutte queste cose sempre se. Naturalmente ciascuno ha interpretato quei se come ha voluto... Per esempio in America latina sono andati molto avanti, penso all'episcopato brasiliano, ma anche a quello salvadoregno, a monsignor Oscar Romero. Altri vescovi invece quei se li hanno interpretati come dei condizionamenti, e questo ha consentito che tutto si fermasse.

Lei per tutta la via si è battuto per una maggiore democrazia all'interno della chiesa...

Partecipazione. La parola democrazia è un pochino forzata. Meglio dire partecipazione.

Va bene partecipazione. Provo a riassumere alcuni dei temi per i quali si è battuto in questi anni: un cambiamento di posizione per quanto riguarda l'etica sessuale, a partire da Aids e contraccettivi, un ruolo maggiore per le donne nella chiesa, il matrimonio per i sacerdoti. Non crede che siano temi che difficilmente il nuovo papa potrà ignorare?

Non so cosa farà il nuovo papa, però so che questi sono problemi che dovrà affrontare per forza. In quanto a risolverli speriamo che come al solito non sia tutto bloccato dalle commissioni .

Cosa si aspetta dal Conclave?

Un papa meno papa, meno accentratore, che demolisca i suoi poteri e consenta alle conferenze episcopali e alle chiese locali di svilupparsi.

della comunità di San Paolo(intervista di carlo lania)

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