EUROPA

Le parole per dire il mito dell'identità

LAI CAMILLA,OLANDA

Dall'alto del minareto un muezzin chiama a raccolta i fedeli per la preghiera in una lingua a loro del tutto sconosciuta. La scena si ripete all'interno della moschea, con il religioso che parla di fronte a una platea smarrita e incapace di comprendere le sue parole, nonostante tutti i presenti siano musulmani. Una scena che potrebbe sembrare assurda, e per certi versi lo è, ma che rischia di verificarsi molto presto nelle circa 500 moschee presenti in Olanda. Imporre l'uso della lingua olandese nelle moschee e vietare l'arabo è infatti l'ultima novità inventata all'Aja per complicare la vita ai suoi immigrati. Ufficialmente - e per ora - si tratta solo di un'indicazione fornita dal Consiglio per le questioni sociali (un organismo che ha il compito di dare indicazioni al governo) per aumentare il «grado di integrazione» degli stranieri presenti nel paese, ma altro non è che l'ennesimo giro di vite nei loro confronti. Da tempo infatti l'Aja sta adottando politiche sempre più restrittive verso gli stranieri, tanto che di recente hanno protestato perfino i dipendenti dei numerosi organismi internazionali che si trovano sul suo territorio, dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, alla Corte internazionale di giustizia, alla Corte penale internazionale.

Fabbrichiamoci gli imam

L'ultimo colpo all'ormai dimenticata tolleranza del passato arriva appunto dal tentativo di imporre la lingua olandese in tutte le cerimonie che si svolgono nelle moschee, presentata come «promozione» per l'inserimento sociale degli immigrati. Non solo: sempre il Consiglio suggerisce anche la creazione di una filiera olandese per la formazione degli imam, visto che attualmente arrivano tutti dall'estero.

Quello della lingua è un problema su cui il governo di centrodestra, e in particolare la ministra liberale per l'immigrazione e l'integrazione Rita Verdonk, insiste ormai da mesi. Gli stranieri rappresentano una minoranza nella realtà olandese. Su sedici milioni di abitanti, nel 2000 erano 944 mila, pari al 5,8% della popolazione. Il problema, per loro, è che non parlano (o non parlano bene) l'olandese, idioma tra l'altro particolarmente difficile. Secondo un rapporto preparato dal solito Consiglio per le questioni sociali, ben 500 mila immigrati di prima generazione non parlerebbero sufficientemente bene l'olandese, e per questo non sarebbero pienamente integrati nella società. In realtà, dietro la scusa dell'integrazione si nasconde la volontà di mettere un argine all'arrivo di stranieri nel paese dei tulipani. Volontà che si è accentuata ancor più dopo l'omicidio, nel novembre scorso, del regista Theo Van Gogh per mano di un giovane estremista islamico di origine marocchina.

La lingua, e più in generale la conoscenza degli usi e della cultura olandese, sono quindi divenuti un requisito necessario per chiunque, in futuro, vorrà entrare in Olanda. «Abbiamo il diritto di aspettarci che le persone che desiderano vivere nei Paesi Bassi dimostrino il proprio impegno», ha dichiarato all'inizio di febbraio Rita Verdonk. Per far questo, il governo ha anche proposto alla fine dello scorso anno l'introduzione di un test di lingua e cultura olandese per gli aspiranti immigrati, senza superare il quale diventa impossibile per un extracomunitario entrare in Olanda. Se il parlamento approverà la legge, infatti, prima di poter vedere i canali di Amsterdam l'immigrato dovrà aver superato l'esame di «idoneità», possibile solo dopo l'acquisto (45 euro) di un apposito kit preparato dal governo. Grazie ad esso, disponibile in 13 lingue, i «candidati» potranno imparare come funzionano le istituzioni democratiche del paese che si prepara ad accoglierli, oltre a conoscerne la storia, da Guglielmo d'Orange ad Anna Frank. Senza dimenticare, ovviamente, la lingua.

E' previsto che l'esame sia sostenuto nel proprio paese, presso l'ambasciata olandese e dopo aver pagato 350 euro. Il test di lingua sarà invece condotto al telefono e a giudicare l'«impegno» dell'immigrato sarà un computer che formulerà domande e ascolterà le risposte. E se uno fallisce? Nessun problema, la bocciatura non precluderà la possibilità di arrivare un giorno in Olanda: naturalmente dopo aver pagato altri 350 euro e aver superato il benedetto esame. Chiaro che una simile misura abbia come obiettivo principale quello di scoraggiare gli «stranieri»: già i 350 euro per accedere al test sono infatti proibitivi per la stragrande maggioranza di coloro che vorrebbero partire e probabilmente avrà come prima conseguenza un aumento dell'immigrazione clandestina.

L'ansia del parlar bene non riguarda però solo chi si trova ancora fuori dai confini. Anche chi vive già in Olanda rischia grosso. Olandesi compresi. Stando al «piano Verdok», infatti, chiunque abbia studiato per meno di otto anni deve sottoporsi all'esame, e questo a prescindere da dove è nato. Un criterio, quello degli otto anni, introdotto proprio per evitare accuse di «discriminazione». Chi non viene ritenuto sufficientemente preparato rischia una multa di 400 euro o l'espulsione (per chi può essere espulso). Provvedimenti gravi, che però quasi spariscono di fronte al pronunciamento, nel febbraio dello scorso anno, della Camera alta olandese, che potrebbe dare il via libera all'espulsione in massa di 26 mila rifugiati politici nei prossimi tre anni, creando il panico nelle comunità immigrate. La misura, pensata e voluta come sempre dalla ministra Verdonk, è stata approvata a larga maggioranza con 87 voti contro 57, e colpisce persone provenienti per lo più da Afghanistan, Jugoslavia e Iraq e che si sono viste negare lo status di rifugiato.

Mehdy a labbra cucite

Per protesta contro l'espulsione un giovane iraniano, Mehdy Kavousi, si è cucito le labbra e gli stessi olandesi hanno manifestato in strada con gli immigrati. Dove porterà tutto questo? Considerata per anni un laboratorio di convivenza etnica, oggi l'Olanda sembra vacillare sotto la paura dello straniero. Uno stato d'animo alimentato dal «terrorismo internazionale», ma anche dal vedere interi quartieri e città trasformarsi in enclave straniere sempre più chiuse. Come Rotterdam. E' stato calcolato che nel 2024 l'Islam sarà la prima religione della città, mentre già oggi nelle scuole elementari sono stranieri due bambini su tre. Va detto, poi, che non aiutano certe forme di radicalismo religioso, di cui è esempio la moschea Al Taweed dove sono in vendita due libri in cui si predica la fustigazione in pubblico delle donne, le mutilazioni genitali femminili e lo sgozzamento degli omosessuali.

Abbandonata la strada della tolleranza e del rispetto dei diritti civili, l'Olanda ha dunque optato per la linea dura verso gli stranieri fomentando, anche attraverso un'impressionante campagna mediatica, il consolidarsi di una reazione radicale e tradizionalista nelle comunità immigrate. E scegliendo, allo stesso tempo, di trasformarsi in un pericoloso esempio per il resto dell'Europa.

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