STORIE

Quando il «Supremo» Tudjman lo fece generale

SCOTTI GIACOMOCROAZIA

Quando il presidente della Croazia, alias «Supremo», Franjo Tudjman, elevò Ante Gotovina al grado di generale dell'esercito croato (Hv) nel 1992, l'uomo che dal maggio 2001 è uccel di bosco aveva il grado di caporale della Legion straniera. Già al tramonto del Duemila, Gatovina fu indicato come uno dei sei generali croati ricercati dal Tribunale internazionale dell'Aja per crimini di guerra compiuti nella Lika, nel Kordun e nella Banovina, le regioni popolate prevalentemente dai serbi in Croazia. Gotovina comandava il settore sud dell'ex Krajina, dalla quale furono cacciati 200 mila abitanti, mentre delle poche migliaia di rimasti almeno mille furono trucidati. Già prima che dall'Aja arrivasse il mandato di cattura per Gotovina e camerati, il nome del generale era stato abbinato a quelli di alcuni caporioni della malavita, fra questi il suo amico Bruno Zorica, «eroe di Maslenica», che nel 1993 cacciò i serbi dalla Dalmazia. Fu Gotovina a coprire i delitti compiuti in guerra da Zorica, congedato poi con il grado di colonnello della polizia e dedicatosi successivamente al contrabbando di armi da guerra e di stupefacenti destinati alla mafia italiana e al Kosovo (1988 e 1989). Si deve anche alla vasta rete di amici di questa specie, ex colonnelli e generali dei servizi e dell'esercito, ex terroristi, malavitosi e criminali comuni di grosso calibro, se Gotovina è riuscito finora a non lasciarsi prendere.

L'atto d'accusa contro di lui fu reso noto sul finire di luglio 2001; l'«eroe» era in fuga ormai da sette settimane. Deve rispondere all'accusa di aver «sollecitato, pianificato, ordinato» ma anche compiuto personalmente in alcuni casi orrende stragi, nel corso e immediatamente dopo l'Operazione tempesta che all'inizio di agosto 1995 portò alla conquista dell'ex Krajina, la cui popolazione - terrorizzata inizialmente da «inutili e pesanti bombardamenti» che semidistrussero le città e colpirono essenzialmente gli obiettivi civili di Knin, Benlovac, Obrovac, Dernis, Verginmost, Vojnic, Glina e Petrinja, e ancora più, dopo l'occupazione, da omicidi, saccheggi e incendi delle case su larga scala - fu infine costretta alla fuga. Le cifre dell'esodo (nell'atto di accusa si parla anche di deportazione), variano da 150 a 200 mila civili serbi. Insieme al defunto dittatore Tudjman, Gotovina è ritenuto responsabile dei crimini compiuti dalle truppe e dalla polizia croata dal 4 agosto al 15 novembre 1995, periodo in cui esercitò il comando su tutte le forze impegnate nel settore sud. I cadaveri dei civili massacrati identificati furono 150, mentre altrettanti vengono dati per «scomparsi», probabilmente finiti in fosse comuni ancora da individuare. All'elenco nominativo dei massacrati e dei dispersi, con l'indicazione dei luoghi degli eccidi, si accompagna l'elencazione dei saccheggi e incendi, la descrizione delle torture inflitte ai prigionieri ed altri episodi di terrore.

Da notare, per inciso, che tutto questo avvenne sotto il «pieno controllo operativo» di consiglieri militari e di agenti Cia degli Stati uniti. (giacomo scotti)

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