LIBERA

«Vittoria», l'urlo di Giuliana

MENAFRA SARA,IRAQ/BAGHDAD/ITALIA

«Vittoria, vittoria, grazie» dice più o meno solo questo Giuliana a Gianni Letta quando gli uomini del Sismi che l'hanno appena presa in consegna le passano il cellulare per parlare con l'Italia. Probabilmente pensa che il peggio sia passato, di certo non immagina che il fuoco «amico» ammazzerà il suo liberatore. E' appena salita a bordo della jeep che doveva portarla verso l'aeroporto di Baghdad. A fianco a lei, sul sedile posteriore c'è Nicola Calipari, l'agente dei servizi segreti del Sismi che in prima persona ha gestito buona parte della trattativa. Sono circa le 18.30, ora italiana, a Baghdad è già buio, sono le 20.30.

Sembra, ma su questo non ci sono ancora conferme ufficiali, che la nostra inviata fosse stata portata da alcune ore in una moschea di Baghdad e che lì l'avrebbero trovata gli agenti dei servizi segreti arrivati per portarla in salvo a trattative concluse.

Dieci minuti dopo la televisione araba Al Jazeera dà una «breve», ripresa immediatamente dalla agenzia Reuiters. «Iraq, Italy, Hostage», dice il flash inglese, che in due righe annuncia che l'inviata italiana è stata liberata e spiega che l'emittente di Dubai non ha dato altri particolari.

La redazione del manifesto sta già impazzendo per cercare una conferma, quando alle 18.55 il direttore Gabriele Polo si affaccia dalla porta della sua stanza. «E' libera». Dice solo questo, ma lo urla e mentre in via Tomacelli si ride e si piange contemporaneamente e magicamente compaiono casse di vino per festeggiare, il direttore corre a Palazzo Chigi insieme a Pier Scolari, per avere ulteriori dettagli su come sia avvenuto il tutto, su come stia Giuliana e su quando e come tornerà in Italia. Ma mentre tutti, compreso Silvio Berlusconi, si stanno accomodando nel salotto di Gianni Letta arriva una telefonata. Sono le 19.30 e Al Jazeera sta mandando in onda un breve video in cui Giuliana ringrazia i suoi rapitori. Dall'altro capo del filo un uomo del convoglio del Sismi spiega al sottosegretario alla presidenza del consiglio come la vettura su cui viaggiava Giuliana sia stata colpita dal fuoco amico. La ricostruzione è ancora imprecisa. Tutte e quattro le persone a bordo della vettura su cui viaggiava Giuliana sono state ferite. Nicola Calipari si è buttato addosso alla nostra inviata per proteggerla dai colpi ed è morto sul colpo. I due uomini che erano nella parte anteriore della jeep sono entrambi feriti, uno a una gamba e l'altro a un polmone, in modo piuttosto grave. Anche Giuliana è stata ferita ad una spalla, mai il colpo ha toccato di striscio anche un polmone. E' cosciente ed in grado di camminare.

La nostra inviata e il secondo ferito vengono portati immediatamente all'ospedale militare Usa di Baghdad e sottoposti ad un intervento chirurgico. Per Giuliana l'operazione finisce senza complicazioni. Alla fine, verso le 23.30 ora italiana parla a telefono con l'Italia. «Sto bene, sono tutta piena di tubi ma sto bene». L'altro ferito invece è in condizioni gravi e in serata, i medici americani non sono ancora in grado di dire se si salverà. Il primo, quello ferito ad una gamba, è stato dimesso subito e portato all'ambasciata.

La notizia fa immediatamente il giro del mondo, ma per ore il comando americano di stanza a Dubai che dalla città degli Emirati arabi gestisce l'intera missione non dà alcuna versione ufficiale. «C'è poco da dire gli americani l'hanno quasi ammazzata» esclama Pier Scolari rientrando al giornale.

Persino Berlusconi è indignato. «Voglio parlare immediatamente con l'ambasciatore americano a Roma, venga immediatamente a palazzo Chigi», dice. Sono le 21.00. Alle 21.30 il dipartimento di stato americano esprime «rammarico» ma senza fornire nessun altro dettaglio.

La versione ufficiale degli americani arriva solo alle 22.16 e fa acqua da tutte le parti. I militari della terza divisione fanteria avrebbero aperto il fuoco contro un veicolo «che si stava avvicinando ad un check point delle forze della coalizione ad alta velocità» dopo aver «cercato di avvertire - ma non si capisce come - i conducenti della vettura». Una versione costruita sull'idea, difficile da credere, che i nostri servizi si siano mossi a Baghdad senza alcun coordinamento con le forze della coalizione e che gli americani non sapessero nulla della liberazione. Il dipartimento di stato assicura di aver aperto un'inchiesta. Pier Scolari parte immediatamente per Baghdad con un aereo ambulanza «Voglio portarla a casa subito. Ci troviamo di fronte alla follia più assoluta e siamo nella mani di pazzi. Hanno messo a rischio la vita di tutti. Non possiamo rimanere lì un minuto di più», dice. Partiranno questa mattina e se tutto andrà bene Giuliana potrebbe atterrare a Roma verso mezzogiorno.

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